Dopo il disincanto.
Quando sguardi
lucidi di desiderio precipitano a terra infrangendosi.
Apocalisse di mondi
persi all'istante.
Lo smacco.
Nudi di fronte
l'altro.
Alla sua mercè.
Pronti a morire
d'ansia o a toccare il cielo con un dito.
Almeno così si
pensa.
Il tempo di un
bagliore.
Poi fu notte.
Consegnati a un
amore senza riflesso.
Dopo aver infranto
specchi.
Nulla ritorna.
Se non il proprio
vuoto a perdere.
Un taglio netto,
preciso.
Quanto una lama di
rasoio.
Fantasmi al varco
pronti a insorgere.
Reclamano spazio.
Ebbri di nuova
libertà.
Lanciano sentenze.
Basta non abboccare.
Sospendere tutto.
Non ascoltare.
Aspettare.
Allora qualcosa può
forse germogliare da quei frammenti sparsi.
Un nuovo volo
possibile.
Senza più lo
slancio cieco.
Ecco l'uomo nudo.
Quel che resta di
lui.
La cosa più fragile
eppure la più vera.
Se non si cade
risentiti.
Si può nascere
ancora.
Di un amore tenero.
Un legame nonostante
tutto.
Dopo tutto.
Finalmente liberi di
guardarsi.
Non più come
superfici lucide.
Non più io, noi,
egli, esso.
La vita nuda.
Oltre quei voli
pindarici.
Tolti i veli un
calore nuovo.
Autentico.
Forse l'abbaglio
ulteriore.
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