Svelare la follia.
Nella terra di
nessuno.
Di un essere ramingo
senza freni.
Anarchico.
Lo spirito vitale
nudo a raglio.
Anticristo liberato.
Per fare strage di
segni resistenti.
Fino al grado zero
di significazione.
Per una
disponibilità nuova, totale.
Dinamismo puro.
Trasformazione
alchemica.
A zonzo tra le cose
inanimate.
Per ridestarle.
Un libro sul tavolo.
Un rotolo di
cartigienica finito.
Possibile foglio
infinito di scrittura.
Per lasciare segni
delebili.
Il marchio di fra.
Della sua
disposizione creativa.
Del saper mettere
insieme parole all'apparenza inconciliabili.
Per sanare distanze.
Anche solo per un
barlume.
Momento di fragilità
estrema.
Lo svelare la
debolezza fondamentale della propria genialità.
Quello spirito
infantile giocherellone.
Un po' burbero.
Irrequieto.
Desideroso di
prendersi gioco di tutto.
Di annientare
qualsiasi valore per trasformarlo.
Così.
Per puro
divertimento.
Innalzando quegli
oggetti segnati verso soglie inaudite.
Un momento di
vertigine.
Poi il crollo.
Il ritorno in sé.
La mattina.
Per vedersi di nuovo
riflessi.
Sdoppiati in una
voce altra.
Quando rivestiti di
vergogna ci si volta indietro.
Volenterosi di
giustificarsi.
Ma non ce n'era
bisogno.
Bella comunque la
telefonata.
La disponibilità.
Nella fragilità la
potenza.
Nell'infondatezza
assoluta la possibilità estrema.
Giocata ogni volta
al limite.
Nella linea di
confine.
Un niente per essere
solo folli o semplicemente normali.
Lì, in quella terra
di mezzo dove si decide da sempre le sorti dell'umanità.
Dove si mostra
l'uomo nudo.
Da dove si generano
i mostri.
Gli incubi da
sopportare sul groppone.
Basta però saperli
contenere.
Orchestrandoli
sapientemente.
Per una sana
convivenza.
Non senza una
predisponente incoscienza infantile.
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