mercoledì 24 novembre 2010

Come l'uomo ha imparato a non preoccuparsi e amare la bomba

La massima potenza trasformativa nasconde la massima potenza distruttiva.
L'acme è anche abisso.
La vita morte.
La fine l'inizio.
È qualcosa di inscritto all'interno della natura.
L'uomo ne incarna solo uno dei tanti aspetti.
Quello in cui il connubio apoteosi, devastazione è spinto più in là di tutti.
Non sembrano esserci soluzioni di sorta.
O sospendersi.
Contenendosi.
O darsi da fare.
Liberi da ogni resistenza.
Senza più freni.
Comunque fine programmata sarà.
Tanto vale imparare ad amare il proprio destino.
Ma se apocalisse deve essere.
Allora perché non la più spettacolare possibile.
Coinvolgente quanto quella testimoniata dalle foto delle radiazioni cosmiche di fondo emesse dopo il Big Bang.
L'inizio di tutto.
Questa volta per essere testimoni dello spettacolo della fine.
Per l'avvio di un nuovo improbabile Big Bang.
Attivandoli con un semplice bottone.
Come nel film di Kubrick Il dottor Stranamore.
Per essere protagonisti assoluti.
Allo stesso tempo spettatori rigorosamente in prima fila.
In ogni caso, sempre meglio morire a cavallo di un surf lanciati a tutta birra verso l'atmosfera terrestre.
Consumati come un moscerino attratto dalle lampade violette antinsetticide.
Come in Dark star di Carpenter.
Che morire di noia.
Certo sarà solo un rumore istantaneo.
Quel clamore inutile dell'essere.
Poi il nulla.
Il silenzio.
Niente più.
È forse questa l'essenza thaumatica dell'uomo?
Essere disposti a lasciarsi accecare luciferinamente dalla luce per partecipare entusiasti a questo gioco inutile soltanto a perdere.
Kubrick lo aveva intuito.
Non si può leggere 2001 odissea dello spazio se non articolandolo con il precedente Il dottor Stranamore: ovvero: come imparai a non preoccuparmi e ad amare la bomba.
A contare più della vita, della verità, dei valori etici sembrerebbe il raggiungimento residuale di tale stato euforico eccitato.
Tanto basterebbe.
Il potere di incanto delle immagini sull'uomo ha lo stesso effetto della luce sugli insetti, sugli animali.
Avendo il potere di sbloccare indirettamente il nostro disinibente vitalistico in modo irresistibile.
Come accade in quegli assurdi balli di corteggiamento per accoppiarsi.
Un rituale spesso pagato con la vita.
In passato l'uomo si è definito in tanti modi.
Uomo politico, religioso, faber, oeconomicus, sociologicus.
Forse sarebbe più corretto ludico, thaumatico.
O ancor meglio il-ludens.
Per rimarcare quella propensione all'illusione agita attraverso la strategia regressiva, euforizzante del gioco.
Anche di fronte all'evidenza del dolore, dell'atrocità più radicale possibile.
Il postmoderno, nella dissoluzione dei valori etici, veritativi tradizionali, potrebbe aver dato ulteriore spazio a un soggetto ludico svincolato da qualsiasi costrizione.
Un soggetto capace di godere di tutto.
Senza limiti di sorta.
Dalla bontà più profonda, al male più perverso.
Al di là del bene e del male.
Indifferentemente rispetto a quello che passa il convento, il Dio di turno.
Da quello mistico spirituale a quello demiurgico a quello anticristico.
L'importante è l'intrattenimento puro.
Rigorosamente inglorious.
Volendo citare un recente titolo di Quentin Tarantino.
Il predicatore pornonichilista trashcendentale oggi più famoso.
Nel suo ultimo film Eyes wide shut, Kubrick ha provato fino alla fine a denunciare tale strategia esistenziale edonistico-thaumatica perversa, porno.
Davanti alla raggiunta consapevolezza dell'orrore prodotto.
Alla dismisura delirante del proprio desiderio.
Di fronte alla coscienza del male radicale incarnato, agito involontariamente.
I protagonisti del film non trovano di meglio di andare a scoparci su.
Per affogare tutto.
Per godersela residualmente ancora.
Coprendo tutto con un sottile velo di silenzio certamente approssimativo.
Però sufficiente per tirare ancora a campare a lungo.
Così va la la Vita, con la v maiuscola.
Senza rinnegare gnosticamente l'esistenza.
Rilanciando in dimensioni, spazi, tempi paralleli o escatologici.
Senza abbracciarla incondizionatamente.
Non bisogna smettere di cercare altro.
L'unica possibile posizione sostenibile.
Almeno dal sottoscritto.

venerdì 19 novembre 2010

Amore sovversivo

In piena emergenza.
Ho proclamato il mio amore ai miei amici, amiche, vicini.
Con eccesso.
Con disperazione.
una questione di vita o di morte.
in molti sono rimasti perplessi.
Colpiti.
La maggior parte si è ritratta.
Non abituata a tanto.
Alla fine sono più solo di prima.
sebbene frequenti ogni giorno una marea di persone.
Abbandonato all'occasio.
Alla manna quotidiana.
Palliativo solo per la sopravvivenza.
Dopo avr toccato per un istante il cielo con un dito.
Aver provato a rimanerci tutti insieme.
Il più a lungo possibile.
Sono sprofondato peggio di prima.
Un mondo va ricostruito.
Con calma.
Pazienza.
Trasformando l'incolore manna in qualcos'altro.
Di più appetibile.
Di più elevato.
Intanto indosso la maschera.
Mi nutro di microbico plancton.
Giusto per non morire.
Lo chiamano destino.
I più audaci provvidenza.
Fanculo.
È naturale.
Fanculo.
Dov'eri quando ho creato il mondo...
Fanculo.