Non è il titolo di un film porno.
Ma una
gola scavata da un fiume.
E anche un parco naturale.
Di
tutti sicuramente quello meno valorizzato.
A
dimostrarlo la cava di marmo alle sue porte.
Per chi
arriva dal mare lo squarcio sula roccia è come un pugno allo
stomaco.
In
mezzo a tanta vegetazione spontanea una parete bianca bianca segnata
profondamente dai livelli di perforamento.
In quel
punto alle porte della gola si materializza duro lo scontro tra la
natura e la cultura così detta moderna, del tutto indifferente a
tale spettacolo.
Come
niente fosse prova a fottere ripetutamente la montagna sdraiata a
gambe all'aria.
Con
violenza.
Senza
rispetto.
Colpo
su colpo.
Basta
poco per non vedere quello scempio.
Entrare
dentro dalla porta principale.
Senza
scavare gallerie per l'alta velocità o tunnel per la superstrada.
Secoli
e secoli di erosione pacifica per generare quello spettacolo
incontaminato.
Un
niente per annullarlo.
Ma che
importa.
La
cultura della trasformazione violenta fa il suo giro.
A
testimoniarlo i rumori metallici dei camion pieni di ghiaia, dei
veicoli sfreccianti a tutta birra sopra la testa, delle idrofore
assetate dell'acqua pulita del fiume per facilitare gli scavi.
Nessuno
a protestare.
Come
fosse una cosa normale.
Nessun
indigeno della foresta a colpire con le cerbottane i bianchi
spietati. Nessun movimento no tav all'orizzonte.
Abituati
da sempre a essere schiavi nessuno dice nulla o fa qualcosa
per opporsi.
Una
volta si poteva scendere comodamente al fiume, tuffarsi nelle piscine scavate nella roccia.
Ora non
più.
La
strada è stata sbarrata, deviata, sommersa da montagne di polvere
mortifera.
Una
nebbia tutto avvolgente di bianco al passaggio dei camion o col vento
alto.
Per
arrivare a bagnarsi in quelle acque un unico sentiero irto.
La
difficile strada dei tubi delle idrovore con un cartello premonitore.
Attenzione pericolo!
Poi un salto verticale di vari metri.
Attenzione pericolo!
Poi un salto verticale di vari metri.
Alleluja.
E che
apocalisse sia!
Nessun commento:
Posta un commento