Berlino assediata dall'esercito sovietico.
Più nessuno a ostacolarlo.
C'è solo l'attesa della fine.
L'ultimo assalto.
C'è solo l'attesa della fine.
L'ultimo assalto.
Non
si sa quando.
In
ogni caso presto.
Che
fare nel frattempo?
Nessuna
speranza di rompere l'accerchiamento.
Rimane
da vivere la quotidianità come nulla fosse.
Sostenuti
dalla sola ironia.
Il
sorriso a denti stretti come arma davanti lo spettacolo della vita senza più veli. Un istante prima della fine.
L'ecce
vita a memoria futura dei sopravvissuti.
In
prima fila a sgranocchiare popcorn.
Certo
lontani echi i bombardamenti, gli spari, le urla. Eppure chi ha
vissuto di recente il terremoto le cose non sono poi molto
differenti.
La
violenza della natura al posto della follia umana. Pronta a colonizzare il futuro imminente con la stessa enfasi di una prima donna.
Un
altra scossa ancora.
L'annuncio
degli esperti.
Senza
poter prevedere quando né il luogo.
Lì
dove è stato o un po' più in là.
Si
ma quanto più in là.
Si
vive alla giornata provando a fare finta non sia successo, non
succederà nulla.
Sebbene
il pensiero sotto sotto è lì a rimuginare impotente.
Difficile
addormentarsi subito.
Si
trattiene il respiro per allenarsi a parare il colpo basso.
Le
molle del letto vacillano un poco.
L'attenzione
va a mille.
Tornano
alla memoria le sensazioni delle scosse passate.
Niente.
Solo
una leggera vibrazione.
Il
battito del proprio cuore.
Ci
si tranquillizza un po'.
Si
prova a rilassarsi.
Vicino
al letto i pantaloni, le scarpe, il sacco a pelo, una borraccia
d'acqua.
Non si sa mai.
Non si sa mai.
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