lunedì 7 maggio 2012

Blah blah blah

È sera.
Non ancora mezzanotte.
Sto sul letto a leggere in attesa di coricarmi del tutto.
Il libro prescelto Altissima povertà di Agamben...
Un testo molto interessante.
Attento a carpire il significato di ogni vocabolo tra una parola e l'altra si insinua all'improvviso il volto di Hannah, la sua elegante figura.
Per un attimo mi fermo...
Alzo lo sguardo.
Un leggero sorriso mi pervade.
Mi beo in quella sensazione per un poco.
La vorrei qua vicino. Accanto.
Già la sola presenza sarebbe sufficiente.
Senza fare niente.
Fianco a fianco distesi.
In silenzio.
Gioco con il suo fantasma.
Un'immagine frammentaria.
Il volto di tre quarti, gli occhi marroni scuri, i gesti a mimare scherzosamente i miei, i piedi bellissimi.
Così a sprazzi.
Come con un puzzle provo a assemblare insieme i pezzi.
Per renderla più presente, tangibile.
Funziona solo in parte.
L'immagine prende forma.
Ma è poco più di uno spettro.
Per giunta non troppo propenso a muoversi, a animarsi da solo autonomamente.
Un minimo sforzo è ancora necessario per farle allungare la mano fino al volto come quando ci siamo salutati a Morro. Tra uno sguardo intenso, le parole in inglese affettuoso.
Rivivo quel momento con parsimonia. Per non sbiadirlo fino a consumarlo del tutto.
Quelle immagini posseggono ancora il potere di attivare una tensione nel petto.
Cos'è? Come ci si comporta di conseguenza?
Non lo so bene...
Per qualcuno è semplice.
Basta stenderci sopra la parola amore e tamponare tutto.
Un lemma associato istantaneamente a tutta una serie di cose da fare senza pensarci troppo.
Tipo andare sul profilo facebook per contattarla, poi vederla, uscire insieme. Poi ancora... e via tutta una sequenza a cascata di conseguenze.
Eppure questi pensieri non mi esaltano.
Così messa la cosa non mi diverte più.
Troppo meccanica e scontata.
Niente aspettative preventive, piani programmati, please.
Lascio la sua immagine davanti a me come un angelo custode. Se a qualcuno fa storcere il naso va bene pure uno spiritello soave intento a farmi compagnia. Tanto basta per sentirmi bene.
A giugno se ne andrà.
Di ritorno a Nottingham.
La patria di Robin Hood cristo santo!
Il proto eroe per antonomasia di tanti bambini compreso il sottoscritto.
Il primo libro letto e riletto fino a consumarne le pagine.
Il modello contro ogni sopruso in difesa dei poveri.
In fondo un rivoluzionario anche lui come S. Francesco.
Provo a articolare in silenzio il suo nome.
Haannah...
Le sillabe pronunciate non restituiscono il suono giusto.
Lo ripeto varie volte.
Niente da fare.
A morro a un certo punto della sera mi ha fermato, poi fissandomi lo ha scandito deciso tutto d'un fiato come stesse di fronte a un suo allievo d'inglese.
Un suono chiaro e deciso.
Hannah.
Ci riprovo...
No non è la stessa cosa.
Poco importa.
Come quando si canticchia all'infinito un motivo orecchiabile. Quelle sei lettere in fila pronunciate con delle variazioni standard mi lasciano di buon umore. Quasi stessi ascoltando una ninna nanna o un mantra ammaliante.
Le chiedo l'amicizia oppure no...
Lascio fare al destino.
Qualcosa succederà.

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