È sera.
Non ancora
mezzanotte.
Sto sul
letto a leggere in attesa di
coricarmi del tutto.
Il libro prescelto
Altissima povertà di Agamben...
Un testo molto
interessante.
Attento a carpire il
significato di ogni vocabolo tra una parola e l'altra si insinua
all'improvviso il volto di Hannah, la sua elegante figura.
Per un attimo mi
fermo...
Alzo lo sguardo.
Un leggero sorriso
mi pervade.
Mi beo in quella
sensazione per un poco.
La vorrei qua
vicino. Accanto.
Già la sola
presenza sarebbe sufficiente.
Senza fare niente.
Fianco a fianco
distesi.
In silenzio.
Gioco con il suo
fantasma.
Un'immagine
frammentaria.
Il volto di tre
quarti, gli occhi marroni scuri, i gesti a mimare scherzosamente i miei, i piedi
bellissimi.
Così a sprazzi.
Come con un puzzle
provo a assemblare insieme i pezzi.
Per renderla più
presente, tangibile.
Funziona solo in
parte.
L'immagine prende
forma.
Ma è poco più di
uno spettro.
Per giunta non
troppo propenso a muoversi, a animarsi da solo autonomamente.
Un minimo sforzo è
ancora necessario per farle allungare la mano fino al volto come
quando ci siamo salutati a Morro. Tra uno sguardo intenso, le parole
in inglese affettuoso.
Rivivo quel momento
con parsimonia. Per non sbiadirlo fino a consumarlo del tutto.
Quelle immagini
posseggono ancora il potere di attivare una tensione nel petto.
Cos'è? Come ci si
comporta di conseguenza?
Non lo so bene...
Per qualcuno è
semplice.
Basta stenderci
sopra la parola amore e tamponare tutto.
Un lemma associato
istantaneamente a tutta una serie di cose da fare senza pensarci
troppo.
Tipo andare sul
profilo facebook per contattarla, poi vederla, uscire insieme. Poi
ancora... e via tutta una sequenza a cascata di conseguenze.
Eppure questi
pensieri non mi esaltano.
Così messa la cosa
non mi diverte più.
Troppo meccanica e
scontata.
Niente aspettative
preventive, piani programmati, please.
Lascio la sua
immagine davanti a me come un angelo custode. Se a qualcuno fa
storcere il naso va bene pure uno spiritello soave intento a farmi
compagnia. Tanto basta per sentirmi bene.
A giugno se ne
andrà.
Di ritorno a
Nottingham.
La patria di Robin
Hood cristo santo!
Il proto eroe per
antonomasia di tanti bambini compreso il sottoscritto.
Il primo libro letto
e riletto fino a consumarne le pagine.
Il modello contro
ogni sopruso in difesa dei poveri.
In fondo un
rivoluzionario anche lui come S. Francesco.
Provo a articolare in silenzio il suo nome.
Haannah...
Le sillabe
pronunciate non restituiscono il suono giusto.
Lo ripeto varie
volte.
Niente da fare.
A morro a un certo
punto della sera mi ha fermato, poi fissandomi lo ha scandito deciso tutto d'un fiato come stesse di fronte a un suo allievo d'inglese.
Un suono chiaro e
deciso.
Hannah.
Ci riprovo...
No non è la stessa
cosa.
Poco importa.
Come quando si
canticchia all'infinito un motivo orecchiabile. Quelle sei lettere in
fila pronunciate con delle variazioni standard mi lasciano di buon
umore. Quasi stessi ascoltando una ninna nanna o un mantra ammaliante.
Le chiedo l'amicizia
oppure no...
Lascio fare al
destino.
Qualcosa succederà.
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