Strutturato a amare l'altra.
Complici il suo corpo, il suo volto come segnati da
tanti indici marcatori predisponenti. Allora un'immagine senza tempo
mi si forma davanti. Vedo solo le sue labbra immobili, gli occhi, la
carnagione delicata. Potrei rimanere così per ore in estasi. Ecco la
figura indelebile paradigmatica della mancanza. Della mia mancanza.
La sola presenza basta per attivare il desiderio, il corpo. Può
essere il sibilo di una voce, un contatto appena sfiorato.
Non voglio altro.
Inutile pensare di scambiarlo con una progettualità a
perdere conseguente. Provare a economizzare quella relazione assoluta
per costruire qualcosa insieme, un futuro condiviso. Nulla può
restituire quella presenza esemplare origine dell'amore nel suo
nascere. Esposizione pura di quanto ha il potere di attivarmi di
predispormi, di disinibirmi. Un niente per trasformare quella visione
aliena nella cosa più prossima. Come specchio di sé stessi,
nell'intenzione pura di una vita. Amore è questa intenzione, questo
riconoscimento dell'altra come riflesso in cui smarrirsi. Abbaglio
luciferino di luce capace di far emergere un mondo simpaticamente dal
niente. Quand'anche fosse il più illusorio possibile. Cosa importa.
Inutile interrogarsi. Accade e basta. La sola presenza ha questo
potere. A prescindere. Abisso vitale dove la conoscenza sprofonda nel
buio per vivere fino in fondo lo schianto.
Piccolo inciso.
È saltata proprio adesso l'interruttore della luce.
La forza delle parole, dei pensieri.
Mi ami ancora...
Dopo tutto.
Niente può offuscare tale dinamica, tale potere.
Non l'hai ancora capito?
Non posso farci nulla.
Va oltre qualsiasi categoria morale.
È qualcosa di basilare, originario.
Predisposto a amarti da sempre senza se, senza ma.
Solo noli me tangere.
Non mi trattenere più.
Lasciami sprofondare fino alla noia profonda.
Scomparendo dal mio orizzonte.
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