Paola lavora a casa.
Viene da lettere.
Si è specializzata
in lingue antiche a cominciare
dall'arabo di un tempo. Lingue di mondi
andati portati a nuova vita di tanto in tanto nelle aule
universitarie. Parole morte ravvivate nostalgicamente solo dal corpo
dei docenti o da qualche studente eccentrico. Lingue fantasma
resuscitate occasionalmente a colpi di defibrillatore.
Barricata dietro la
porta della camera ora si occupa dei contenuti delle pagine internet.
Usa l'immaginazione per arredare creativamente alcuni siti di casinò
virtuali, ma potrebbero essere anche porno. Non farebbe differenza.
Di giorno non la si
sente.
Rintanata dentro la
propria camera da letto sta davanti il monitor del computer fino allo
sfinimento.
Da sola.
Isolata da tutto
quanto la circonda.
L'unica finestra sul
mondo lo schermo al plasma.
Quello è il suo
regno.
Quando esce per
rifocillare le membra affaticate per ore nella stessa posizione
sembra uno zombie. Con le rote degli occhi strabuzzate, le pupille
dilatate quasi si fosse fatta.
Normale domandarle
se si è appena svegliata.
Ma no...
Sto lavorando.
Si mangia insieme
fugacemente.
Il tempo di qualche
chiacchiera.
In molti oggi
cercano strade inusuali per aprirsi a nuove sperimentazioni sociali.
Tutto sembra in movimento. Basterebbe lasciarsi contagiare.
Dopo un pò di batti
e ribatti una risposta definitiva quanto una pietra tombale capace
di affossare ogni altra possibile replica.
A me piace lavorare,
fare questo lavoro.
Poi senza aggiungere
altro si alza dalla sedia.
Saluta nel silenzio
generale.
Con lo sguardo fisso
alla ricerca di un monitor in grado di contenerlo si dirige a testa
bassa verso la camera da letto di notte, da lavoro di giorno.
Uno scomparire
irreale.
Si rimane intorno al
tavolo ancora un pò.
Poi vista la bella
giornata si decide di fare quattro passi.
Uscendo passiamo davanti alla porta della sua stanza ermeticamente chiusa.
La salutiamo.
Nessuna risposta.
La superficie bianco sporco della porta rimane serrata come una cassaforte.
Oltre una sorta di interstizio sigillato aperto a una dimensione a noi inaccessibile.
Tanta la curiosità di vedere cosa si nasconde dietro.
Non senza il timore di trovare l'ennesimo inferno privato.
Uscendo passiamo davanti alla porta della sua stanza ermeticamente chiusa.
La salutiamo.
Nessuna risposta.
La superficie bianco sporco della porta rimane serrata come una cassaforte.
Oltre una sorta di interstizio sigillato aperto a una dimensione a noi inaccessibile.
Tanta la curiosità di vedere cosa si nasconde dietro.
Non senza il timore di trovare l'ennesimo inferno privato.
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