Ventisette
anni di deserto padano.
Di
tutti il più accogliente.
Ma pur
sempre deserto.
Il
luogo della solitudine, dello spaesamento, dello stare fuori asse.
Sebbene
tra una miriade di eventi quotidiani, di incontri fortuiti con gente
da tutte le parti.
Lo
spazio elastico, l'xm, il modo infoshop i punti nevralgici di tale
intersezione creativa.
Poi
tornare a casa a elaborare tutte quelle sensazioni nuove spiazzati da
tanti stimoli imprevisti.
I
luoghi ideali per assorbire energie non senza insanabili
idiosincrasie, per tirare avanti da solitari incalliti difficilmente
omologabili alle abitudini cittadine moderne del lavoro, dello studio
a cottimo. Un incontro impossibile con gli autoctoni orientati verso
mete da tempo definite.
Non
tutti si piegano.
Variegate
le risposte.
Di
solito dopo uno stare sospesi in un'apnea destrutturante come
elastici tirati al limite schizzano via da tutte le parti.
Per
loro si apre l'esodo verso paradisi infernali.
Difficile
saper resistere.
Anche
perché nulla resta.
Tutto
si trasforma velocemente.
Non c'è
tempo di mettere radici, di appoggiarsi a relazioni durature.
Un
abbandono continuo al limite della sindrome.
Tra un
claustro gelido di pareti insormontabili scabrose come la notte,
melmose come bitume appiccicoso.
Contratti
su sé stessi per non disperdere il poco calore.
A volte
dura per settimane prima
di rompere l'accerchiamento del nulla.
Alla
fine qualcosa capita.
Come
fiori nel deserto basta una piccola rugiada per farti sbocciare di
colpo e vivere quell'istante propizio.
Perché
subito dopo ritorna la notte gelida a seccare tutto.
Ma non
si demorde.
Si
prova a resistere ancora.
Grazie
a uno spirito di adattamento insospettabile.
Una
sfida continua.
Provando
a non ritrarsi, a rovesciare in vantaggio anche quelle condizioni
sfavorevoli.
Innanzitutto
aprendosi ai vicini in vista di un orizzonte esistenziale comune.
Senza
perdersi mai d'animo.
Positivi
fino al parossismo, alla follia.
Altro
non si può fare.
Se non
chinare la testa e lasciarsi andare al flusso di eventi
incontrollabili pronti a tumulare i corpi, i desideri entro recinti
angusti.
Eppure
questo girare a vuoto sembra essere giunto al termine.
Aver
fatto il suo giro.
Si è
già oltre la soglia.
Difficile
prevedere gli sviluppi.
Sempre
senza paracadute.
Lì in
bilico tra lo sprofondare o fare il grande salto.
Senza
compromessi.
A volte
nei momenti di sconforto si prova a scompaginare le carte.
In
sella alla bicicletta via fuori dal recinto urbano.
Una
manciata di chilometri tutti d'un fiato per cercare ambienti meno
ostili, persone meno dure non abituate alla mentalità da ghetto
metropolitano.
Con
loro il linguaggio è piano, meno colorito.
Le
parole semplici.
Dicono
l'essenziale.
Senza
colpire.
Non
devono abbattere o stupire.
Servono
solo per conoscersi un po', comunicare storie minimali.
Basta
fermarsi sul ciglio della strada, chiedere un po' d'uva a chi
vendemmia e si è già fianco a fianco tra i filari.
Per
parlare di tempi andati, di vita quotidiana.
Senza
timori ti accolgono nelle loro case.
Ti
offrono pure il vino fatto in casa da portare via.
Prima
però devi aver dimostrato di non essere come gli altri.
Carnivori
fugaci.
È il
tempo a fare la differenza.
La
disponibilità a confondersi tra loro in silenzio.
Per
condividere insieme qualcosa.
Può
essere la vendemmia, la raccolta dell'insalata. O più semplicemente
fermarsi sull'uscio di casa seduti su una vecchia panca di legno a
parlare.
Allora
una nuova dimensione si apre.
Uno
stupore delicato pervade tutti.
Volti
cotti dal sole facili al sorriso riflettono una vitalità semplice.
Trasmessa con calma.
Una
boccata d'ossigeno prima di tornare nel deserto.
Un
labirinto di strade tutte uguali.
Difficile
trovare il bandolo della matassa.
Più
facile perdersi.
E non è
d'aiuto pensare di trovare fuori in quei luoghi a una spanna della
città una soluzione possibile.
Tutto
si muove all'unisono.
Anche
stando fermi o isolati comunque si viene inesorabilmente risucchiati
dalla macina globale tutto trasformante.
Poi
rimane solo da guardare il panorama mutato all'improvviso.
Rimboccarsi
le maniche.
Ricominciare
da capo come nulla fosse stato.
Prosciugati
di ogni memoria.
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