È notte.
La serata volge al
termine.
Stanco di tutto
torno a casa in bici.
Apro il cancello.
Con il letto in
testa mi dirigo verso la cantina.
Spalanco la porta.
Provo a accendere la
luce.
L'interruttore non
va neanche dopo ripetuti tentativi.
Entro nel
corridoio al buio.
Solo le luci accese
della bici illuminano un poco.
Quanto basta per
trovare la chiave giusta.
Una percezione
improvvisa.
Mi volto di scatto
verso l'uscita.
Nulla.
Rimane la sensazione
di un'ombra passata velocemente oltre la soglia della cantina.
Faccio finta di
niente.
Forse è solo un
abbaglio nel buio.
Eppure quella strana
impressione non se ne vuole andare.
Non mi sento più
solo.
Inutile il tentavivo
di contraddire tale evenienza.
Ripongo la bici in
cantina senza voltarmi.
La sensazione di
straniamento non se ne va.
Quei luoghi
familiari sono d'un tratto diventati estranei, minaccosi.
Esco dalla cantina a
passo spedito.
Sale la tensione al
diaframma.
Costante, leggera.
Il corpo si è
attivato per reagire a qualcosa di misterioso, intangibile, eppure
presente.
Dopo qualche metro volgo lo sguardo verso la porta.
Niente.
Silenzio totale.
Continuo a
camminare.
Come tutti i giorni.
Ma non sono
tranquillo.
Con le orecchie ben
aperte registro ogni minimo rumore.
Sono ipereccitabile.
Un sibilo di vento e i muscoli tesi sarebbero pronti a reagire.
Continuo a dirigermi
verso l'entrata principale.
Mi ripeto non c'è
nulla.
Ma poco serve.
Intanto costeggio la
parete liscia del palazzo con lo sguardo di lato come per guardarmi
le spalle.
Un frangente e tutto
potrebbe precipitare.
Una calma irreale
pronta a esplodere.
Allora come vetri
infranti in caduta libera le superfici attorno potrebbero precipitare
di botto.
Uno slow motion
interminabile.
Nel più assordante
silenzio.
Prefiguro la caduta.
Passo dopo passo.
Ma prima dello
schianto riporto in rewind la realtà al presente, alla sua
immobilità.
Entro in casa.
Salgo le scale poco
illuminate.
Quella sensazione
alla gola non se ne va.
Ma il traguardo è
vicino.
Ancora pochi passi,
le ultime scale poi il corridoio.
Giro le chiavi nella
toppa.
Accendo la luce.
Di colpo tutto
scompare.
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