lunedì 25 luglio 2011

In treno

Sono salite a Cesena.
Sono due giovani ragazze dall'età indecifrabile.
Avranno si e no quindici anni. No, forse venti. Ma potrebbero averne anche trenta, trentacinque senza difficoltà. Mature e giovani allo stesso tempo. L'una attaccata all'altra per sopportare meglio le insidie della vita, per non cadere all'improvviso. Insieme si sostengono complicemente. Forse sono più che amiche. La ragazza di fronte ha i capelli neri ricci, gli occhiali da intellettuale. Non sorridono. Sono troppo impegnate a scrutare il mondo circostante con attenzione. In modo sottile, discreto, non muovendo muscolo alcuno. Solo gli occhi sono vivi, vispi. In silenzio seguono i fatti, i gesti delle persone attorno, tutto con curiosità. I loro movimenti sono sincronizzati. Bevono, chiudono gli occhi per riposare insieme, bisbigliano pacatamente, si voltano da una parte all'unisono. Sempre per confondere le acque la stessa ragazza di prima ha una borsa in pelle nera abbastanza austera. Stride con la delicatezza del suo volto, con la gentilezza delle sue espressioni adolescenziali.
La giovane di fianco è la più fragile. Si vede dalla posizione del corpo proteso nella direzione dell'amica come per trovare accoglienza, protezione. I suoi lineamenti sono più definiti, quasi da ragazzo, come se i tratti fossero stati disegnati da un fumettista con la matita nera in bianco e nero. Il colore della sua pelle e dei vestiti in contrasto.
Mi piacerebbe parlare con loro, sono dell'umore giusto. Vorrei scherzare insieme, amoreggiare amichevolmente perché sento l'intesa.
Quanti anni avete?
Sedici, Diciassette...
E tu?
Sedici più diciassette più qualcos'altro.
Non va così.
Prima di scendere le saluto.
Mi rispondono in coro con un arrivederci sussurrato.
Quanto basta per scavare distanze.

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