Birdman come il nome
dice è l'uomo uccello.
Suo anelito quello
di volare, vincere la gravità.
Per tomshon l'aver
interpretato il ruolo di super eroe a hollywood non basta più. Là
si gioca ancora con la finzione, si fa cinema d'intrattenimento.
A teatro invece
tutta un'altra musica.
In attesa della
prima.
Il punto di collasso
dove la vita reale coincide con il copione trasfigurandosi.
Teatro di vita dove
si mette in scena la verità, se stessi a nudo.
E non si gioca più.
All in.
Tutta la personale
reputazione, il prestigio, per non parlare del denaro, ma ancor più
la propria vita sul piatto.
Si può vincere o
perdere tutto.
La sfida è comunque
di superare il limite.
Quel confine tra la
dura verità quotidiana e i propri sogni.
Il premio il salto.
Per sanare quella
schizofrenia delirante tra desiderio e realtà.
Con essa bisogna
fare i conti.
Per ottenere tale
risultato bisogna riuscire a far andare ogni cosa a tempo debito,
controllare le proprie emozioni, gli imprevisti, le idiosincrasie
degli attori presenti. La macchina teatrale come una macchina
alchemica per funzionare a puntino deve essere perfetta. Ogni
tassello da tutto il suo contributo fondamentale. Spendendosi fino
all'ultima goccia. Una gara di resistenza a oltranza. Uno sforzo
immane. Basta un comportamento automatico agito all'improvviso per
far saltare tutto. Ecco allora uno scatto d'ira, di gelosia
sottolineati dal rullo dei tamburi. Per evidenziare la deriva
macchinica involontaria di ogni personaggio. La catena di risposte
automatiche incontrollabili. Un niente per far saltare tutto. Via
allora dentro il camerino o qualsiasi altro posto intimo solitario come la ringhiera di un terrazzo a un passo dal vuoto. Il luogo purificatore dove ci si
ricostruisce, si trova un equilibrio precario, si mette limiti per ripartire, per
superare le crisi d'identità.
In ogni caso dopo lo
spettacolo niente sarà come prima.
Perché ogni volta
si muore per rinascere ancora.
La speranza quella
di spiccare il volo per sempre, non cadere giù di nuovo.
Si vorrebbe essere
solo l'eroe invincibile con tanto di poteri.
Triste il risveglio.
Dopo aver toccato il
cielo con un dito ci si sveglia nel letto di un ospedale.
Con una
nuova maschera, un nuovo volto.
Un attimo per
riconoscersi davanti allo specchio per una ulteriore identificazione
narcisistica. Il passo necessario per ricominciare un nuovo copione,
un'ulteriore storia.
L'alchimia di
saltare nella nuova dimensione non ha funzionato.
Il ciclo delle
incarnazioni fa il suo giro.
Basta solo averne la
coscienza per spezzarlo.
Non giocare più.
Prendere il volo
dalla finestra.
L'ultimo atto
liberatorio.
Comunque niente di nuovo.
Già edipo, la tragedia greca avevano detto tutto al riguardo.
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