Che cos'è l'anima?
Per qualcuno è la
vita stessa. Ciò che anima il corpo da dentro, quanto ci fa essere
vivi. Il soffio vitale.
Se le cose stanno
così il problema diventa come definire la vita.
Per i greci antichi
la vita si dice in due modi.
Da un lato c'è la
zoè. La vita tout court. Ovvero la vita biologica, corporea a
tutti universale. Il substratum da cui si innestano poi tutti
gli altri livelli. È a partire da questo livello che può esistere
l'anima di marco e via dicendo. Ovvero quella parte di vita
riconducibile a dei caratteri specifici. Quel livello di vita in
grado di rispondere, ovvero di essere responsabile, per questo,
secondo alcuni schemi di giudizio, di giustizia, imputabile. E grazie
a essa se ci si identifica in qualcosa, qualcuno, a un fare.
Eppure l'anima di
marco non è affatto riconducibile né a un'idea astratta di anima,
né al solo corpo. Perché questo cambia nel tempo. Allo stesso tempo
però qualcosa di invariante rimane. Un modo di essere, una forma di
vita riconoscibile a prescindere, riconducibile all'anima di marco.
Qualcosa di caratteristico in qualche modo, di unico, immutabile.
Allo stesso tempo se
partiamo dal bios, l'ultimo livello, quello della vita
qualificata, ovvero la vita politico-etica il problema non si
risolve. Non basta definire il bios, cioè attualizzare un
poter essere qualcosa, qualcuno per descrivere l'anima di marco. È
qualcosa di più. In questo senso essa non può essere assimilata al
ruolo, al compito che andrà ad assumere destinalmente nella vita.
Come non la si può dedurre dalle sole opere, dal fare specifico, dai
suoi prodotti (pro odos).
Insomma l'anima
individuale non la si può ridurre a uno dei due poli, alla vita tout
court in senso fisiologico, né a quella qualificata. Piuttosto sta
lì in mezzo. Li tieni uniti senza articolarli.
Infatti a un altro
livello l'anima è quanto permette all'interno di una vita di poter
contemplare la propria potenza specifica all'interno di una
operatività, di un'opera. Insomma è quanto all'interno di una vita
porta a sospendere l'operatività rivolta a un fine, a un uso
prefissato esponendola. Dandosi così a conoscere. Ovvero rendendo
intellegibile un modo di essere per una coscienza. Solo a questo
punto si riesce a scoprire il gioco del mondo. A smascherarlo. A non
identificarsi più personalmente uscendo dallo stordimento,
dall'abbaglio. A questo punto la potenza liberata si rende
disponibile a un altro uso. Senza però ricadere più nel gioco delle
identificazioni, cioè uscendo dal gioco dei ruoli, dal dover
articolare nuove forme di vita in cui ricadere assorbiti
completamente. Solo a partire dalla contemplazione della propria vita
si riuscirà a trovare la forma di vita migliore. In questo caso a
contare sarà piuttosto la ricerca dell'armonia, del giusto mezzo, il
mesos bios all'interno della propria esistenza. Ovvero un modo
di essere equilibrato, in sintonia a partire proprio da quei ruoli
assegnati dal destino una volta smascherati, cioè dopo
l'acquisizione di una nuova coscienza per viverli con un certo
distacco.
L'anima è questo
filtro, la resistenza che fa si di non essere più solo uno strumento
banale di quanto ci precede, ci costituisce nelle fondamenta. In
questo senso è anche il punto di contatto tra individuo finito e
spirito infinito. É quanto fa da medium. Nè l'uno né l'altro. Ma
quanto li fa coincidere insieme, coincidere ovvero cum cedere,
ovvero cadere insieme. Lasciandoli sussistere entrambi senza
articolarli, cioè senza appiattirli l'uno su l'altro. Così l'anima
è quel rumore di fondo che lascia esprimere il tutto in una forma
singolare. Dando luogo a una delle tante manifestazioni dello
spirito. Senza poterlo identificare in nessuna in particolare. Se non
nella moltitudine indefinita di queste, manifeste tutte insieme allo
stesso tempo.
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