All'improvviso il
viaggio ha preso una direzione insolita.
Senza rendersene
conto ci si è inoltrati nel cuore più profondo della francia.
Da oggi si è aperto
l'inconnu.
Rotti gli ormeggi si
va alla deriva.
Nulla sarà più
come prima.
Franck è una forza
della natura.
Fa il consigliere
comunale in un piccolo paesino alla banlieu de lyon.
All'apparenza un
villaggino come quelli di una volta.
La piazzetta con il
bar dove si beve il pastiche.
Tutto in un unico
sorso.
Lì si è
conosciuti.
Tutti fanno parte di
un'unica famiglia.
Allo stesso tempo la
metropoli è a uno sputo.
Si pensava di andare
a clermont ferrand a caccia di fantasmi, di comitati invisibili, di
insurrezioni a venire. Invece si resta a lyon, la grande babele. La
dove in periferia vige ancora le regole delle bande, la polizia ti
ferma ogni santo giorno. Ti sbatte al muro per perquisirti. Così.
Senza motivo. Indagati a prescindere. E non si scherza. Ogni momento
puoi rischiare la vita.
Sarà anche per la
pioggia, perche si è fatto tardi.
Poco avvezzi alle
regole dello stop francese, in balia di quanti gentilmente si fermano
per un passaggio. Non sei tu a dettare le regole, a conoscere i posti
giusti.
Parlare con gli
autisti non serve. Qua basta alzare il dito oppure disegnare la meta
su di un grosso cartone. E voilà tutti prima o poi si fermano.
Sarà per la forza
degli eventi.
Qualcosa ci trascina
fuori dai soliti schemi.
Per la prima volta
la dimensione più autentica del viaggio ha preso il sopravvento.
Non si può far
altro se non abbandonarsi a quel flusso irresistibile. Ecco la
francia non aspettata.
Forse la più
autentica, sincera.
L'alito di Franck
emana la puzza del fumo frammisto a alcol.
Al péage di
grenoble veniamo presi sul suo furgone.
In teoria può
ospitare solo due passeggeri.
Così decidiamo di
dividerci.
Marco e jacopo, i
più giovani e inesperti saliranno su.
Per incontrarci
chissà dove alla meta finale.
Tanto i cellulari
funzionano ancora.
Ma in barba alle
regole alla fine si sale tutti quanti.
In due davanti.
Marco & marco.
Dietro jaopo
ammassato sopra una montagna di strumenti di lavoro, di materiale
edile da riciclo, con la lucina accesa in tanto buio. Quanto basta
per leggere zero calcare. Un libro arraffato a torino alla casa della
cultura dopo l'incontro con serge latouche. Da bravi autostoppisti
non guardiamo in faccia a niente e a nessuno. Finito l'incontro
abbiamo chiesto un passaggio per la francia pure a lui, per
l'indomani. Sorpreso della richiesta ci risponde qualcosa. Capiamo
giusto la parola treno o giù di lì. Poi ci sfancula con
delicatesse. Beh comprensibile per chi una dimensione pubblica.
Sempre esposti a svalvolati come noi.
Durante il viaggio
franck fa parecchie domande.
Vuole sapere cosa
facciamo.
Quasi come fosse un
interrogatorio vuole scoprire le nostre carte.
Qu'est-ce que aller
fair a clermont?
Il n'y a rien!
Rien!
Ripete a alta voce.
Venez chez-moi...
C'est plus
interessant.
Allore?
Qu'est-ce que vous
faites?
Presto.
Una decisione.
Tra poco c'è il
bivio.
Tutto sarà in modo
o nell'altro.
Ancora pochi metri.
Ci si guarda negli
occhi.
Una voce per
comunicare dietro con jacopo.
Allora?
Si va?
Una risposta bassa
per confermare il si.
Occhei.
Chez franck
Senza pensarci
troppo decidiamo di seguirlo.
Al paesino di franck
la prima sosta è all'asilo nido.
La cresh come dicono
da queste parti.
Là c'è camille.
La sua figlioccia.
Come due ladri di
bambini entriamo non prima di aver messo le pattine arancioni ai
piedi per non lasciare tracce.
Per varcare la
soglia bisogna aprire un cancelletto basso.
Tutto è al loro
livello.
Una volta dentro si
apre un'altra dimensione.
Uno spazio
multicolorato come si fosse nel paese delle meraviglie di alice.
Dentro tanti
cuccioli abbandonati per un po' dietro a un recinto di plastica
aspettano il salvatore di turno.
Con gli occhi
sgranati guardano i nuovi venuti come venissero da marte.
Il meno timoroso si
fa avanti a carponi.
Passo dopo passo
ondeggiando da paura.
Fino a toccarti con
la manina.
Poi non so perché
attacca a piangere.
E di corsa se ne va.
Forse non era quanto
aspettato.
Dopo un po' come si
fosse alle poste ci viene consegnato il pacco.
Camille ha due anni.
Quasi non parla.
Appena presa me la
smolla senza pensarci troppo.
La prendo in braccio
con la mano in basso sul sedere.
Così fanno di
solito le mamme.
Almeno cosi sembra.
All'arto sx ha il
gesso.
Proporzionato al
piccolo braccino.
Sul volto i segni di
qualche caduta.
Ha i capelli biondi.
La carnagione
chiara.
Per nulla spaventata
si lascia andare.
Un istante a
scrutarti per vedere chi sei, meglio a percepirti.
Poi ecco un sorriso
aperto.
È fatta.
Fiducia conquistata.
Si può ripartire.
Franck continua a
fare domande come un vulcano in eruzione.
Tu prendi questo.
Tu fai questo.
Marcò viens avec
moi!
Jacopò le sac.
Sembra abituato a
dare ordini.
Senza dare troppo
fastidio.
Glielo concediamo
volentieri.
Anche perché la
situazione è assai insolita.
In questi casi
conviene aspettare.
Vedere cosa capita.
Non sapremo mai cosa
gli sia passato per la testa in quei cento chilometri.
Però ha deciso di
aprirci le porte di cosa.
Di accoglierci
dentro i luoghi più cari al punto di affidarci sua figlia.
La casa dove vive è
un vecchio convento di suore.
È a più piani.
A terminare con il
classico tetto liscio un po' spiovente, con dei lucernai assai
eleganti.
Stà dietro la
chiesa del paese.
Una casa bellissima.
A dispetto
dell'esterno curatissimo dentro è una casa come tante altre.
Abbastanza
incasinata.
Cose dappertutto.
Sparse qua e là a
caso.
La tazza del cesso è
poggiata sulla parete.
Solo la scala al
centro della casa è di una leggerezza sopraffine.
Quasi fosse sospesa
nell'aere.
Non conta la
facciata.
Perché perdere
tempo in questi inutili dettagli.
L'essenziale è
altrove.
Meglio prendere una
bottiglia di buon vino della cote du rhon.
Poi un'altra ancora.
Tra una sigaretta e
l'altra.
Con lui c'è la
ragazza alla pari mexicana, una seconda figlia, un terzo figlio
adottato.
Poi arriva anche la
moglie.
Una infermiera
privata.
La sua seconda
moglie.
Perché franck è
debordante.
Una vita non gli
basta.
Una seconda famiglia
è a grenoble.
Meglio.
La prima.
Un quarto figlio
quindicenne bravo a suonare la fisarmonica.
Per ora ha deciso di
vivere lì.
Dopo aver sgobbato
come un mulo.
Avuto successo anche
economico.
Cosa vuoi gliene
freghi del denaro.
La sua ricchezza è
lì davanti.
E ce l'ha messa a
disposizione.
La sua vita nuda da
mostrare, ostentare, condividere.
Quanto di meglio ti
possa capitare lungo la strada.
Cosa cazzo vai a
fare a clermont.
Non serve viaggiare.
Chez lui c'è la
cosa più interessante da vedere.
L'ecce franck in
tutta la sua autenticità.
Quanto di più
bello, caro a disposizione ogni mattina.
Basta aprire gli
occhi per toccarlo con mano.
Da nessuna altra
parte lo puoi trovare.
Lì a una spanna.
Basta saperlo
vedere, riconoscere.
Tutto il resto è
fuffa.
La mattina
prestissimo ci alziamo per fare colazione insieme.
È lui a chiamarci.
Poco lontano camille
piange per un po'.
Basta il biberon in
bocca per silenziarla.
Seduta come tutti
intorno al tavolo fa colazione a suon di musica.
Vuole giocare.
È sufficiente un
accenno di ballo di uno di noi per far partire lo show.
Con il sorriso
sguainato via a far muovere grossolanamente il corpo a ritmo secondo
le note.
Un'esplosione di
vita contagiosa.
Si è fatto tardi.
Le sette in punto.
Bisogna andare.
Quanto c'era da
vivere, vedere è stato fatto.
Tutto è compiuto.
Nulla più da
aggiungere.
Con la freddezza del
giorno dopo ci si saluta.
Una stretta di mani
frettolosa senza troppe moine.
Perché franck non è
tipo da abbracci o di lacrimucce.
Da vero macio.
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