Da un po' aveva ripreso a dormire.
Lontano ricordo le notti insonni col pensiero a mille.
Incapace di arrestarsi in cerca di una soluzione.
Bastava rimuovere la causa.
Quel tanto da non esserne più influenzato.
Alla giusta distanza per non esserne contaminato.
Oltre il raggio di influenza.
Del suo lato lunare oscuro, se si vuole anche anche
banale.
In fondo le solite dinamiche.
Attrazione repulsione di mondi inconciliabili.
Luce ombra, sole luna, maschile femminile.
Sotto sotto la follia di sempre.
La vita nella sua cruda nudità.
Espressione di meccanismi predisponenti all'incontro,
all'amore. Con l'altro alieno, per certi versi il nemico perfetto.
L'egoista massimo. Con l'unico intento di sopravvivere per dare corpo
a desideri imponderabili, incomprensibili.
Macchina ceca incapace di vedere oltre quel lucido
impulso vitale teso come una corda tra utero e stomaco.
Bastava rompere quell'influsso magnetico.
Non era stato facile.
Soprattutto quando investiti di un abbaglio totale
accecante.
Schizofrenia pura tra desiderio ramingo e analisi
obiettiva dei fatti.
Al punto di somatizzarlo quando non contenuto nelle
maglie del pensiero.
Impossibile restare attaccati a tale forza prosciugante
se non accecandosi da soli fino a silenziarlo. Per diventare al
massimo oggetto d'amore. Oggetto, solo oggetto. In quella tela
fredda, appiccicosa. Nell'attesa di quei segnali vitali sufficienti
per tenerlo in vita. Un sorriso, un abbraccio, un contatto intimo. Al
suo fianco intrappolati altri allampanati incapaci di una saggia
decisione. Restituire tutto al mittente. Tutto il peso, quella
incapacità di amare. Alla fine insieme incastrati in una tragica
natura. Identica seppur differente, per certi versi complementare,
speculare. Col pungiglione alzato pronto a colpire non importa chi,
l'altro, se stesso indifferentemente. Non basta la coscienza normale.
Non a questo livello. Bisognerebbe prima innalzarsi. Trovare
asceticamente nuove energie. Ma è possibile? Se si come?
Intanto si godeva la ritrovata libertà.
Un riacquisito equilibrio.
Quel grado zero da dove ripartire.
Per instaurare nuove dinamiche relazionali, nuovi giochi
di potere. Al limite andando oltre. Sapendo di giocare in bilico sul
baratro. Predisposti al suicidio programmatico, al sacrificio fino
alla croce.
Alla fine anche stavolta scampata.
Sopravvissuto al pari di una pulce.
Felice di poter saltare ancora.
Prima di venire schiacciata come un pitocchio
insignificante.
Ma che ce frega.
È sufficiente l'ebrezza spensierata di quei salti
futili quanto la vita.
Un eccesso per qualcuno così importante da sperare
nell'immortalità. Non senza un velo di tracotanza, di superbia.
Quando forse sarebbe meglio, di certo più facile sparire senza
lasciare traccia. In fondo l'eterna battaglia tra una coscienza
spirituale desiderosa di elevarsi fino all'eternità e un suicidio
silenzioso, osceno, inutile ma almeno a termine. Passando per
l'ignoranza programmatica fino al diventare animale e basta. L'ultimo
dio.
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