giovedì 4 agosto 2011

Ciclofficina antieconomica

La ciclofficina non è un'istituzione.
È piuttosto un evento occasionale unico capace di rigenerarsi ogni volta dalle proprie ceneri. Oggi c'è domani chi lo sa. Nessuno è impegnato. A meno non gli faccia piacere. Non si deve nulla a nessuno, non si dà nulla a nessuno. Questo per scongiurare qualsiasi ottica utilitaristica. La ciclofficina è antieconomica. Non ha nulla da guadagnare, tutto da perdere. Se ne infischia delle pratiche caritatevoli. Va per la sua strada. Chi vuole percorrere insieme lo stesso cammino è libero di farlo. La ciclofficina è uno stile di vita applicato alla realtà utilizzando come pretesto la bici. Ma poteva essere qualsiasi altra cosa. A contare non è il risultato ma il fare, stare insieme per un po'. Poi ognuno per la propria strada fino al prossimo incontro. Senza obbligazione alcuna, imparando a gestire la perdita, l'incertezza, l'instabilità. Tutto in nome di una libertà negativa svincola da qualsiasi imposizione, dispositivo di qualsiasi natura. Se proprio volessimo trovare un'analogia, la sua propensione atelica può essere avvicinata alla dimensione del gioco.
In conclusione, non ci interessa l'economia, la logica dello scambio reciproco, il fare il bene, l'utilitarismo, il volontariato, la ricerca di salvezza. Piuttosto meglio la perdizione ciclica, l'impasse, la sospensione, lo sciopero a oltranza.

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