venerdì 29 novembre 2013

Please to meet you, i'm kurtz

Poche ore di distanza.
Basta superare la soglia.
Oltre il rubicone un nuove mondo davanti.

Altre le sensazioni.
Il regno della luce dopo quello delle tenebre.
A dividerlo tre ore di stop come dicono i francesi.
Appena sbarcato vengo accolto con il sorriso.
Persone amichevoli sono pronte a ascoltare le tue storie.
Sempre con la battuta pronta, con ilarità e spensieratezza
Chiusi in macchina.
Lungo lo stradone per andare a yoga.
Avvolti da scenari notturno metropolitani.
Sospesi senza luogo.
L'accento quello bolognese.
L'apertura di chi da sempre è abituato a convivere con lo straniero.
Ci si sente a casa.
Benvoluti.
È il momento di fare il pieno di energie.
Alle spalle torre 58.
Il confine della propria follia.
Il limite dove ci si perde.
Il luogo dove trovi l'ospite inatteso.
Difficile l'incontro.
Sospesi, rifiutati, relegati nel nulla, ignorati. Proiettati nelle proprie oscurità sommerse. Dove tutto si disgrega all'unisono.
Luogo di tortura esistenziale.
Dove l'amore fa naufragio.
O meglio assume la forma trascendente del tutt'altro rifiutante. Un legame impossibile. Al massimo ci si può donare sapendo di perdere tutto. Consegnati all'altro incondizionatamente. Tanto sai già di non valere nulla. Niente per lui. Altre le dinamiche del desiderio, di eros. Al massimo rimane un amore agapico sacrificale, spogliati di tutto in attesa di essere crocifissi. Ma non è sadomasochismo. Nessuno ti costringe. Con tranquillità si potrebbero scegliere altre strade, mondi possibili. Eppure lì in quel buco nero tutto divorante si decide del tuo destino. Lì si tocca con mano l'Altro, il diverso. Difficile resistervi. Solo così ci si sente in gioco. Con tutto sé stessi. Non so quanto potrà durare. Ogni volta potrebbe essere l'ultima. Questa però è l'essenza ultima dell'amore. Andare oltre sé stessi. Amare il proprio nemico. Chi è pronto a negarti, a eliminarti dal suo orizzonte. E non te ne importa più nulla. Perché niente ha più valore. Certo sarebbero sufficienti quei 237 km di distanza per mettere tutto alle spalle, per stare al caldo accolti e benvoluti.
Ma non basta.
Non sei comunque soddisfatto.
Lì a torre 58 in quella terra maledetta, dove la gente depressa a vita uccide ogni vitalismo residuale, dove sei ignorato dalle persone più intime, lì sai essere il luogo più autentico dove si giocano le tue sorti, il tuo futuro. Abbandonarla sarebbe come accettare di morire a vita, di scomparire in una banalità asfissiante. La vita normale di tutti i giorni, sufficiente per sopravvivere. Niente più. Non può bastarti. Un conato prepotente ti forza ad altro. A superare le barriere di oggi per protendere chissà dove.
Non prima di aver toccato il fondo oscuro dove tutto si genera misteriosamente.

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