venerdì 29 novembre 2013

Il signore delle mosche

Due giorni senza retina alle finestre.
Uno sciame di mosche, zanzare hanno invaso la casa.
Ti ronzano addosso, lambiscono la pelle salata, si poggiano su ogni superficie riflettente.
Ad aspettarle alla finestra un nugolo di ragni immobili.
Hanno teso le trappole.
Sono in paziente attesa.
Qualche mosca giace già morta in quella rete appiccicosa.
Avvolte come allo spiedo sono semplice pasto da succhiare.
Ignare del pericolo si accalcano sul vetro.
Vorrebbero uscire attirate dalla luce.
Ma non possono.
Allora stanno immobili in attesa di non so cosa.
Forse semplicemente si guardano riflesse.
Un pò per vanità. Lisciandosi i peli con le zampette.
Ogni giorno è oramai diventata pratica quotidiana farle uscire fuori.
Non so se questo è il loro desiderio.
Da sole non compiono questo passo.
Complice anche il freddo, il torpore autunnale, non hanno più la forza di ribellarsi. Provano a spendere le poche energie rimaste in una fuga disperata verso la luce.
Dura poco.
Stremate si fermano alla mercè del più forte.
Senza nutrire più nessuna emozione si consegnano incondizionatamente.
Allora una ad una le prendo con le mani.
Facendo la massima attenzione.
Dopo averle messe all'angolo di uno stipite, con le dita grosse indurite dal lavoro le afferro per le ali.
Apro la finestra e le lascio volare via.
Loro stanno immobili.
Consegnate a un destino incerto.
Davanti gli ocelli il film della loro breve vita di mosche. 
Forse non pensano nulla dalla paura.
Ogni giorno la stessa procedura.
Più volte.
Dal nulla si rigenerano.
Un compito infinito farle uscire.
Come la pazienza necessaria per espletarlo.

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