lunedì 17 febbraio 2014

L'ultimo dio

Da un po' aveva ripreso a dormire.
Lontano ricordo le notti insonni col pensiero a mille.
Incapace di arrestarsi in cerca di una soluzione.
Bastava rimuovere la causa.
Quel tanto da non esserne più influenzato.
Alla giusta distanza per non esserne contaminato.
Oltre il raggio di influenza.
Del suo lato lunare oscuro, se si vuole anche anche banale.
In fondo le solite dinamiche.
Attrazione repulsione di mondi inconciliabili.
Luce ombra, sole luna, maschile femminile.
Sotto sotto la follia di sempre.
La vita nella sua cruda nudità.
Espressione di meccanismi predisponenti all'incontro, all'amore. Con l'altro alieno, per certi versi il nemico perfetto. L'egoista massimo. Con l'unico intento di sopravvivere per dare corpo a desideri imponderabili, incomprensibili.
Macchina ceca incapace di vedere oltre quel lucido impulso vitale teso come una corda tra utero e stomaco.
Bastava rompere quell'influsso magnetico.
Non era stato facile.
Soprattutto quando investiti di un abbaglio totale accecante.
Schizofrenia pura tra desiderio ramingo e analisi obiettiva dei fatti.
Al punto di somatizzarlo quando non contenuto nelle maglie del pensiero.
Impossibile restare attaccati a tale forza prosciugante se non accecandosi da soli fino a silenziarlo. Per diventare al massimo oggetto d'amore. Oggetto, solo oggetto. In quella tela fredda, appiccicosa. Nell'attesa di quei segnali vitali sufficienti per tenerlo in vita. Un sorriso, un abbraccio, un contatto intimo. Al suo fianco intrappolati altri allampanati incapaci di una saggia decisione. Restituire tutto al mittente. Tutto il peso, quella incapacità di amare. Alla fine insieme incastrati in una tragica natura. Identica seppur differente, per certi versi complementare, speculare. Col pungiglione alzato pronto a colpire non importa chi, l'altro, se stesso indifferentemente. Non basta la coscienza normale. Non a questo livello. Bisognerebbe prima innalzarsi. Trovare asceticamente nuove energie. Ma è possibile? Se si come?
Intanto si godeva la ritrovata libertà.
Un riacquisito equilibrio.
Quel grado zero da dove ripartire.
Per instaurare nuove dinamiche relazionali, nuovi giochi di potere. Al limite andando oltre. Sapendo di giocare in bilico sul baratro. Predisposti al suicidio programmatico, al sacrificio fino alla croce.
Alla fine anche stavolta scampata.
Sopravvissuto al pari di una pulce.
Felice di poter saltare ancora.
Prima di venire schiacciata come un pitocchio insignificante.
Ma che ce frega.
È sufficiente l'ebrezza spensierata di quei salti futili quanto la vita.
Un eccesso per qualcuno così importante da sperare nell'immortalità. Non senza un velo di tracotanza, di superbia. Quando forse sarebbe meglio, di certo più facile sparire senza lasciare traccia. In fondo l'eterna battaglia tra una coscienza spirituale desiderosa di elevarsi fino all'eternità e un suicidio silenzioso, osceno, inutile ma almeno a termine. Passando per l'ignoranza programmatica fino al diventare animale e basta. L'ultimo dio.

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