martedì 4 febbraio 2014

Anno nuovo

Pensare un ulteriore modo di essere dopo l'apocalisse.
Innanzitutto recuperando la spensieratezza di sempre.
Voleva ampliare i suoi orizzonti.
Lasciata bologna per la campagna.
Fallita l'esperienza nel casolare.
Ritornato sui suoi passi.
Ora era se possibile più sradicato di prima.
Un ulteriore giro di vite.
Un'altra esistenza andata.
Altro non rimaneva se non spostarsi ancora un po' più in là per essere fedele alla sua essenza nomadica.
Per questo aveva aumentato la sua capacità di movimento. Facilitato dall'autostop, dal poter viaggiare a basso costo in un territorio abbastanza grande. Così aveva disegnato nuovi confini. A partire da bologna fino a roma per passare nella provincia marchigiana spingendosi poi verso la laguna veneta tra calli, campi, isolette in mezzo al mare fermo. Un triangolo abbastanza grosso però percorribile nell'arco di una giornata.
Aveva trovato anche gli appoggi giusti.
Arianna e blanche a roma.
Michela e i suoi amici piemontesi a venezia.
Così per non andare del tutto alla cieca.
Pochi giorni.
Toccata e fuga.
Anche per non disturbare troppo.
Per mantenere alto il tasso adrenalinico.
Poi una volta bruciate tutte le energie via di nuovo a casina per rifiatare, per ricostituirsi un minimo. Così da rigenerarsi quel tanto necessario per affrontare la settimana a venire.
La sua recente storia in campagna era ancora nei suoi pensieri. Ma non sarebbe tornato indietro. Non così. In lontananza vedeva meglio cosa non aveva funzionato. Stando ospite nelle case altrui  si confrontava con tutto quanto non era riuscito a mettere in piedi in quei mesi. Un po' perché ancora troppo nichilista... o forse ancora troppo poco per vivere una vita spensierata. Per accordare un fiat incondizionato a questa esistenza. Alla fine aveva preferito arrestarsi sulla soglia in attesa, stando a guardare la vita.
Quel giorno si era svegliato a mestre.
Fuori c'era un sole primaverile benché fosse gennaio pieno.
Avrebbe dovuto fare freddo ma si stava bene. Al punto di riuscire a leggere poggiati sulle mura delle zattere col sole in faccia a riscaldare quanto basta. Con una visuale mozzafiato sul canale della giudecca.
La sera prima avevano fatto tardi.
Usciti in bicicletta erano andati allo spazio aereo.
Tre bici sgangherate in cinque.
La meta un locale trandy in piena zona industriale a marghera.
Per arrivarci bisognava tagliare tutta la città abitata fino a varcare le soglie di territori poco adatti alla vita. Chilometri quadrati di cemento solcato da linee ferrate, stradoni sopraelevati illuminati da lampioni al neon irreali, rotonde infinite a perdersi.
Impossibile trovare il bandolo della matassa. Anche perché c'era sempre un ostacolo immenso a bloccare il cammino davanti. Che so aree circondate da alte palizzate metalliche dove non ci si ferma mai. A testimoniarlo forti rumori metallici di frese, colpi a battere nella notte. Suoni non tanto dissimili da quelli tecnoindustrial di regis, il dj anglofono atteso per la serata. Una sinfonia polifonica riverberante nell'aria tutto avvolgente. Per una sensazione di totale smarrimento tra alte gru slanciate verso un cielo cupo illuminato dalle luci artificiali, davanti a parete lisce di capannoni immensi a fronteggiarci prepotenti. Luoghi storici dove si era pensato di cambiare il mondo a suon di tecnica. Alla fine si era creato solo un ambiente disumano del tutto indifferente allo svolgimento della normale vita quotidiana.
Ma era proprio questo a affascinarli.
In cinque a sfidare quei luoghi con niente. A cavallo di tre biciclette più simili a dei rottami. Una con la canna senza freni guidata da giulia. Due olandesi a urlare ogni giro di pedale tutta la loro ruggine. Una rossa affidata a michela, l'altra bianca a lui con dietro seduta sul portapacchi giada, dal manubio tremolante neanche avesse il parkinson. Poi a seguire davide di torino con la giovane elisa in canna sulla bici a contropedale. Un equilibrio precarissimo. Un miracolo arrivare alla meta sani e salvi. Come attraversare il deserto a piedi nudi nella notte senza provviste. Affidati solo ai santi in paradiso. Procedendo alla cieca difficile reperire informazioni utili in quel mare di cemento marcato da segni poco riconoscibili, alla fine tutti uguali.
Facile sbagliare strada a ripetizione.
Dovevano arrivare per mezzanotte.
Poi il biglietto sarebbe stato fuori portata.
All'una circa riuscirono infine a imboccare la strada buona giusto per riuscire a cogliere in lontananza le ultime note del primo gruppo.
Erano gli unici in bici, con la luce rossa accesa in petto, lo zainetto in spalla, i guanti e la sciarpa per non patire il freddo.
Stridevano assai con tutto il resto.
La loro corsa fu bloccata da due buttafuori serissimi alti più di loro.
Avete il marchio?
No?
Allora fatevi da parte.
Avrebbero voluto entrare scavalcando da qualche parte.
Così almeno avevano pensato a cena.
Ma i muri lisci alti più di dieci metri richiedevano qualità straordinarie da super eroi.
Alla fine si piazzarono là davanti a ascoltare quanto usciva dalla porta.
A contare di più tutto quel viaggio funambolico.
Un vero miracolo di equilibrismo e di un pizzico di follia.
Ora l'unico pensiero davanti la strada del ritorno.
Per assaporare prima possibile un tè caldo con i biscotti.
Poi tutti a nanna.

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