martedì 4 febbraio 2014

La caduta degli dei

Chi agli inizi degli anni novanta non ricorda la fine di un regime dittatoriale accompagnata dalla caduta rovinosa della statua del suo tiranno nella piazza principale della capitale. Memorabile quella di Saddam Hussein ripetuta all'infinito dai media. Meno ricordata ma non per questo meno significativa per chi l'ha vissuta sulla propria pelle è stato l'abbattimento della statua del regime del dittatore comunista albanese di turno. Ancora istanti, persone filmate, fotogrammi rallentati, ingranditi, stoppati. Ecco un albanese con un vistoso giaccone blu cimentarsi con forza contro la statua. Chissà che fine avrà fatto? Sarà ancora vivo?. Magari è stata solo una farsa. Un evento mediatico costruito a uso e consumo dei media, della società dello spettacolo.
Ancona nord.
Da allora un'eternità.
Il cielo è coperto.
Ma non così cupo.
L'intensa luce diffusa basta a mettere di buon umore.
Dopo circa venti minuti di tentativi a vuoto il passaggio buono. 
Va bene. 
Tutto d'un fiato fino a destinazione.
Duecento chilometri e più in un sol colpo.
A fermarsi un albanese.
Sbarcato ad ancona da durazzo, diretto a vicenza.
Fa l'orafo.
Una persona alla mano, molto disponibile.
Ci si racconta le personali storie.
A metà strada ci si ferma all'autogrill per un coffi.
Già che ci siamo si divide pure quanto rimane delle provviste preparate in albania.
Un panino con un salame locale e pomodoro. Niente di speciale. Impossibile rifiutare nonostante il panino sia già cominciato.
Mangio di gusto.
Per silenziare la fame.
Dal novant'uno vive in italia.
Ha imparato da solo a lavorare l'oro con pochi strumenti. Gli indispensabili.
Era fuggito dall'albania.
Un secondo in più e sarebbe stato arrestato come suo padre tanti anni prima. A tradirlo il giubbotto blu troppo vistoso per non essere identificato. L'accusa omicidio per abbattimento di un tiranno o meglio della sua immagine simbolica. Quella statua divelta con foga in piazza tanti anni fa, persa nella memoria di quei pochi ancora disposti a riportarla in vita tra un morso e l'altro di un panino in un autogrill padano dalle parti della valle del rubicone con il tempo virato all'improvviso verso la pioggia.

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