venerdì 21 febbraio 2014

Dentro la pancia di una balena... o era una nave?

Incontro del giovedì.
Un'ora da ammazzare.
C'è da scrivere la relazione dell'ottava.
La quarta.
Voglia mezza.
Da un po' jesi è diventata un luogo morto.
Quale ambiente migliore il cimitero.
Fuori piove.
Non fa freddo.
A una spanna da laura, di cosa ne rimane oltre la foto, la lapide.
Insieme ci sono pure le ceneri della zia.
Non c'è molto tempo.
Alle sei il cimitero chiude.
A ricordarlo la voce in filodiffusione.
Il posto prescelto la chiesa all'aperto in pietra.
Meglio in cemento armato.
Dentro non piove.
Si sente solo il rumore continuo della pioggia, qualche spiffero.
Non c'è nessuno.
Dietro l'altare risalta una grossa lapide in marmo bianco.
E' da sola.
Di traverso.
Si legge bene il cognome.
Uno abbastanza comune da queste parti.
Mi seggo ai piedi di una grossa pietra in cemento. La stessa dove si poggia il morto durante la cerimonia religiosa.
Ancora nessuna voglia di scrivere.
Sarà la pioggia, il ricordo recente di quanto è stato.
L'umore non è dei migliori.
Alla fine comincio a scrivere seppur a malavoglia.
Le parole escono a fatica.
Con difficoltà divengono linee verdi sulla carta bianca.
Poi d'incanto la scena si anima.
Da sinistra arriva un signore.
Ha il berretto, un cappotto grigio.
Buonasera sussurra.
Ciao.
Ancora pochi passi leggeri e si ferma lì, davanti quella lapide prima addocchiata.
Sta lì immobile. Fino a scomparire tra tanto grigiore.
Poco dopo sempre dalla stessa direzione arriva un ragazzo più giovane.
Anche lui è vestito in grigio.
Il suo incedere è più greve.
Ha lo sguardo basso.
Si percepisce tutto il peso di un cordoglio non superato.
Il volto teso, le lacrime trattenute, lo stomaco contratto.
Si ferma anche lui nei paraggi.
Un'altra lastra significativa.
Almeno per lui.
Ci si saluta con un cenno.
Una breve sosta poi se ne va.
In silenzio.
Come era venuto.
Senza deviare la sua traiettoria.
Anche il primo signore si avvia lentamente verso l'uscita.
Non prima di aver battuto leggermente le nocche sulla lapide di marmo.
Toc, toc, toc.
Una sorta di codice.
Nessuno risponde.
Prima di andarsene del tutto si volge verso di me.
Naturalmente si comincia a parlare amichevolmente.
Vedi quella colonna lì...
La prima davanti a te.
La nuova.
Era venuto giù tutto.
Fino al ferro nudo.
Tre giorni per rimetterla a posto.
Bello eh sto posto.
Ma quando comincerà a cascà tutto se farà prima a rifarlo nuovo.
Guarda là.
Indica le scale sghembe.
Quando le vecchiette fanno le scale dopo gli gira la testa.
Poi si volge a guardare la struttura piramidale.
La gente dice che assomiglia a na nave.
Non ti sembra anche a te?
Ciò la moglie là.
I genitori lì di fianco.
Da cinque anni è morta.
Vengo anche due volte al giorno.
Beh in verità qualche parente ce li ho pure in un cimitero qua vicino.
Buonaserata giovanotto.
Ciao.




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