domenica 6 gennaio 2013

Bellum intestinum

La lotta intestina.
Con sé stessi.
Contro il proprio pensiero.
Una macchina inarrestabile dilagante.
Fatta per girare a regime sempre.
Tornare sugli eventi, isolare oggetti per valorizzarli, crearli, poi metterli alla gogna fino allo sfinimento.
Mai un momento di pace.
Dispositivo predisposto a riconoscere, a generare mondi, per dare comandi conseguenti.
Le sue armi: parole, immagini.
Per attivare all'istante.
Emotivamente.
Sul piano comportamentale.
Innestando programmi, associazioni antiche.
Appena ti svegli, mentre guardi un film.
Quando meno te lo aspetti.
Lì pronto a farsi spazio nel quotidiano.
Con la sua voce da tergo.
Per virare un mondo familiare in qualcosa d'inquietante.
Basta un minimo spostamento.
Questioni di centimetri.
Una parola in più.
E una luce sinistra fende la realtà di un ombra oscura, tenebrosa.
Tutto si traforma irreversibilmente.
Mostrando il fondamento delle proprie certezze, delle proprie abitudini.
L'abisso.
In fondo, nulla di buono.
Solo un urlo ancestrale mescolato sovente a una volontà di violenza, di vendetta. Necessaria per aggredire mondi nuovi, per troncare con quelli vecchi. Senza compomessi. Non prima di aver fatto i conti. Al di là del bene e del male. In balia di un elan vitale spietato, mai domo.
Calcolatore di precisione.
Misuratore al millimetro.
Per una gustizia ancestrale.
Ma anche luogo d'angoscia.
Antro segreto di mondi sconosciuti in gestazione pronti a recalcitrare da tergo per apparire. Senza riuscire però a mostrarsi ancora. Al punto di soffocarti d'ansia.
Basta poco per bloccare tale macchina.
Rivoltarla contro se stessa.
Rappresentandola.
Fotografandola.
Allora come una silouette presa di mira si ferma, si mette in posa, acquietandosi.
Per lasciarsi contemplare, studiare.
Tutta la potenza d'azione agita si placa in pochi istanti.
I valori emotivi tornano alla normalità.
Lo sguardo si rilassa.
Nulla più da fissare.
Il sangue torna a fluire lento su tutto il corpo.
Prevale un sentimento di rilassamento generale.
Scariche fibrillanti massaggiano il corpo dall'alto.
La tensione si sfoga, l'energia si ridistribuisce ecumenicamente.
L'importante è non assecondare i suoi piani, la sua economia.
Imparare l'arte della sospensione.
Una pratica apparentemente difficile, alla fine appagante.
Il premio la serenità.
Differente dalla felicità.
Figlia del dramma, della seduzione oggettuale.
La serenità basta a se stessa.
Emerge quando tutto è in arresto.
Nell'ecce pensiero.
Quando è possibile mirare la propria volontà di potenza pura senza agirla. 
Energia liberata, al massimo disponibile per le necessità del momento.
Sul volto un sorriso beato.
Torna pure la voglia di vivere.
Non durerà.
Ma non importa.




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