martedì 8 gennaio 2013

A nudo

Consegnati all'altro.
Al suo amore.
Ma anche al rifiuto.
Alla non comprensione.
Intanto solo l'attesa.
Di un segnale.
Una parola, un suono accoglienti.
Nella terra di mezzo.
Sospesi.
Tra la vita e la morte.
Come fantasmi.
Pronti a sparire o a risorgere a nuova vita.
Nei momenti più intimi e solitari, appena svegli una vibrazione dal profondo scuote l'essere.
Un tremito ancestrale primitivo.
Eco lontano di abbandoni passati.
Energia libera di nuovo disponibile.
Per chi nudo da tempo immemore si espone all'altro senza più difese, barriere protettive.
Non è facile.
Però ci si abitua.
Consapevoli del proprio destino, della propria costitutiva fragilità.
Altro non si puo' fare.
La mattina una risposta ancora.
Nuova promessa d'amore.
Tutto s'acquieta.
Rimane la spossatezza dopo la battaglia notturna con i fantasmi, gli incubi di sempre.
Niente di tangibile, di consistente.
Solo immaginazione se non delirio.
Alla fine un sorriso bonario.
Uno sguardo benevolo sulle proprie ferite, sul proprio passato.
Una nuova consapevolezza.
Si vorrebbe condividerla.
Tra le sue braccia, sul suo grembo.
In silenzio.
A parlare solo il frusciare dei capelli mossi, della pelle accarezzata leggermente.
Non è facile aprirsi.
Sopravvissuti una volta in più un nuovo mondo comune fa capolino.
Altro non si può fare.
Se non giocare ancora.
Per imparare ad amare l'altro.
Ancor prima sé stessi.
Sempre più.
Con le suole ben salde a terra. 


Fine del mondo
Il mondo finisce quando non ci sei più tu, non ci sono più io.
Nessuna volontà, possibilità di esserci ancora.
Per trascendere la propria individualità in una sfera comune.
Ecco cosa significa morire.
Non poter essere più niente per l'altro.
Si muore sempre in due.
Anche quando si è soli.
 

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