martedì 22 gennaio 2013

Ancora apocalissi

Il momento è giunto.
Una realtà altra aliena da sempre lì sulla soglia è pronta a irrompere prepotentemente.
Senza riguardo per nulla sgomita per emergere.
Peggio per chi si trova nel suo cammino.
Tutto ha avuto inizio domenica 13.
La prima vittima petra.
Una serata insieme al pronto soccorso dopo aver impattato un pedone con la bici.
Tre punti per ricucire la ferita sopra l'arcata sopraccigliare.
Un po' di scotch per rinsaldare gli occhiali rotti.
Almeno finché dura.
Non è che l'inizio.
Le acque si sono rotte.
I sigilli sono aperti.
È l'inizio dell'apocalissi.
In pochi a accorgersene.
Il tempo di tornare a casa una settimana dopo per trovare la mamma paraplegica dopo un intervento sbagliato in un lamento continuo.
Qualcosa si è rotto.
La macchina faticosamente rimessa in moto in questi mesi non va più. Ha bisogno di una nuova revisione. Forse è il momento di pensare alla rottamazione.
Nel volto i segni della destrutturazione.
Quel poco di umanità vestito in questi mesi con tanto sudore sta velocemente lasciando il posto a qualcosa di irriconoscibile.
Sempre la stessa storia.
Le stesse stazioni.
Quasi ci fosse un destino buono per tutte le stagioni.
Un copione ripetuto al'infinito.
A cambiare di volta in volta i soli attori.
Una noia trovarsi a testimoniarlo ancora.
Meglio così.
Almeno sai già cosa aspettarti.
Un déjà vu da provare a neutralizzare, trasformare in altro o comunque da gestire meglio possibile.
Dopo la visita medica all'ospedale incasso il colpo.
Prendo atto della nuova situazione.
Riconoscibili ovunque i segni del nuovo corso.
Appena uscito dalla stazione una signora cade rovinosamente a terra. Batte la testa come petra. Rimbalzando sul suolo.
In due la soccorrono.
Sul volto i segni dell'asfalto.
Sufficienti a trasfigurarlo in una maschera di terrore.
L'indomani la postina suona al campanello una sola volta.
È giunto il momento di saldare i conti.
La contestazione di una veccha multa è stata respinta.
450 euro da pagare prima possibile.
Tutto insieme.
Al punto da conferire alla realtà un aspetto sinistro, inquietante. Come se tutto quanto accumulato in questi mesi fosse sul punto di esplodere irreversibilmente.
Cosa succederà dopo non è dato saperlo.
Non serve disperarsi.
Tempo, energie sprecati.
Meglio concentrarsi per ottimizzare le risposte, per provare a rintuzzare il male della mamma.
Che si è già in riserva da un pezzo.
Il rischio rimanere senza benza.
Addio quotidianità.
Addio normalità.
Cacciati a forza in quella sfera separata dal dispositivo della malattia.
Terra di nessuno senza più regole.
Un altro regime.
Di certo più spietato.
Luogo ameno dove la vita viene messa a nudo.
Difficile poterla riciclare di nuovo.
Persi all'interno di disciplinari burocratici asfissianti.
Tutto per contenere, nascondere quel caos anarchico liberatosi all'improvviso sull'orlo dell'abisso.
Il volto oscuro di una società in preda alla paura.
La battaglia non lasciarsi risucchiare.
Essere pronti a trasformare quei momenti in qualcosa di umano ancora riconoscibile. Provando a comunicarlo a tutti per condividerlo. Il solo modo per restituirgli quel poco di dignità residuale. 
Intanto preparo i bagagli in attesa di scendere il più tardi possibile.
 

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