giovedì 15 novembre 2012

Massa damnationis

Alla fine pare avesse ragione lui.
La terra è insalvabile.
Solo pochi gli eletti.
Il resto la massa di dannati da amministrare.
Fallita ogni speranza di salvare il mondo si spalancano solo le porte dell'inferno.
La cieca amministrazione economica della storia gira a vuoto su se stessa come una macchina in corsa senza pilota. Ferita mortalmente sa solo accanirsi su chi è sopravvissuto.
Tutti sono colpevoli.
Tutti devono pagare il fio della colpa di essere nati.
L'unica speranza un'apocalissi integrale.
Intanto che fare di questo mondo perso all'origine?
Aspettare la fine.
Amministrandola.
Con scrupolo.
Campo di concentramento a ciel sereno di perdenti insalvabili.
Nell'attesa della grande mietitrice.
L'unica in grado di controbilanciare quell'atto di sfida.
Il voler essere qualcosa qualcuno.
Ma anche lei va a rilento.
Da sola non ce la fa.
Nel frattempo la macchina governamentale non ne vuole sapere di fermarsi.
Non è nella sua natura.
Senza scopo rimane solo da infierire sul cadavere moribondo di un'umanità in frantumi.
Per accompagnarla alla fine prima possibile.
Non senza sofferenza.
Dopo tutto della terra di mezzo non rimarrà memoria.
Allora i morti saranno solo morti.
Niente li tratterrà ancora in vita come fantasmi immortali.
Nessun grido o lamento verrà ricordardato.
Un velo di silenzio coprirà tutto.
Solo allora si spalancherà il tempo della gloria per i pochi sopravvissuti alla destra del padre.

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