giovedì 10 novembre 2011

Io sono la morte

In preda a furore impugno la chitarra.
Di studiare oggi non ce n'è.
L'ho già capito.
Comincio a suonare a caso.
Da solo.
Come uditori i vicini lontani, gli spiriti della casa, le suppellettili.
Il rituale ha inizio.
Seduto sulla sedia con la coperta di lana avvolta intorno al corpo, la chitarra accordata alla meno peggio, il plettro semirigido sulla destra.
Inizia lo strimpellio.
Deciso, secco, metallico.
Le corde violentate rispondono urlando rumore.
Intanto la voce si accorda al ritmo e strilla lenta...
Io sono la morte...
Io sono la morte...
Poi il giro di basso, il ritornello per ricominciare ancora...
Io sono la morte...
Io sono la morte...
All'infinito.
La frase partorita di getto pochi giorni fa, urlandola dentro.
Dopo averla vista scendere il viale del cimitero asciutta fino all'osso. Per fermarsi allo stop e guardare verso la mia direzione compiaciuta. Senza concedere lo sguardo coperto da occhiali con lenti rotonde come orbite colorate di azzurro psichedelico.
Dopo il giro della morte non fa più paura il passo ulteriore.
Io sono la morte!

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