lunedì 21 novembre 2011

Deserto tartaro

Muoversi da naviganti solitari è sempre più difficile. Specie poi in quei luoghi di periferia dove l'ospite è l'eccezione. Comunque si tratta sempre di problemi di economia, di lavoro, di produzione di valore, di beni, di condivisione.
Una logica ferrea dello scambio, di cosa sia possibile permutare, mettere in comune secondo regole, tempi prestabiliti, si confronta, scontra contro una volontà di non essere inquadrato, poi inglobato all'interno di gabbie relazionali ordinate secondo la pratica del dono controdono obbligatori. Mai un fare qualcosa a perdere, per agire senza calcolo all'interno di rapporti poco commensurabili eppure possibili. A volte basterebbe dare la possibilità di essere al di là di un senso apparente, rassicurante.
Forse era solo il giorno storto.
Quando tutto precipita in fretta.
E non puoi farci nulla se non vedere ogni singolo piano del tuo mondo implodere su se stesso.
Velocemente.
A niente vale resistere.
Tutto frana inesorabilmente.
I tuoi ragionamenti non mi piacciono.
Se non ci fossi io a sostenere la baracca...
Tu prendi solo...
Il succo del discorso.
Ma poi ce l'hai la tessera per entrare?
No!
E bravo!
Neanche ci rispetti.
Non rispondo.
Esco.
Troppi i paletti i se e i ma frapposti.
Faccio terra bruciata.
L'inverno preme.
Anche questo porto andato.
Come sopravvivere qui in provincia.
Cosa inventarsi ancora.
Bandito per l'ennesima volta.
A torto o a ragione.
Chi se ne frega.
Amen.
Adieu.
Intanto dopo l'esorcismo uno spirito ramingo vaga nudo.
Fuori dal corpo sociale.
In attesa di rivestirsi ancora.
Al momento propizio.
Quando un nuovo ambiente meno ostile sarà pronto ad accoglierlo.
Almeno per un po'.
Aspettando primavera.

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