domenica 20 novembre 2011

Dinosauri

Non gli era rimasto molto.
Il suo carattere poco incline alla comunicazione, la naturale chiusura, l'introversione ne avevano fatto un animale poco sociale.
Ormai viveva quasi da solo. Non fosse per quelle due volte a settimana quando andava a trovare la moglie all'ospedale.
La sera stava in casa.
L'inverno aveva cominciato a farsi sentire.
Nella stanza al buio, coperto per resistere al freddo e all'umidità, guardava la televisione. L'unica apertura verso un mondo fosse anche il più artificiale e indifferente possibile.
Altro non era concesso.
Di più non poteva o voleva fare.
Anche la voce si era trasformata.
Non più avvezza a sfornare parole articolate in un discorso sensato, quando obbligato a rispondere emergeva tutta la ruggine accumulata. Prima di cominciare a parlare occorreva qualche colpo di tosse per oliare gli ingranaggi, per schiarire quel poco di voce rimasta.
In tanta solitudine a perdere gli era rimasta solo la moglie. Sebbene menomata di una parte di vita. Tra di loro era una gara a chi prima avrebbe restituito tutto.
Eppure nonostante gli innumerevoli acciacchi resistevano ancora. Come due dinosauri reduci da chissà quale cataclisma cosmico abbattutosi all'improvviso. In realtà lì da sempre a minacciare la loro esistenza precaria.
Da un po', quando la salutava all'ospedale, prima di andare via, la baciava in bocca. Con affetto. Lei sulla sedia a rotelle, lui chino verso di lei.
Da tempo non succedeva.
Forse non era mai accaduto.
Eppure a fronte di tanta mancanza anche il quasi niente assumeva un valore assoluto. Lasciate da parte le normali incomprensioni, le idiosincrasie basilari, quel rapporto si era colorato di un qualcosa di nuovo. Anche perché perso quello non ci sarebbe stato più nulla, più nessuno. A un passo da essere l'ultimo sopravvissuto di un'umanità in via di estinzione. Prossima a salutare per sempre questa terra nel silenzio più profondo. Senza aver lasciato alcuna traccia significativa.

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