martedì 1 novembre 2011

L'arte di arrangiarsi

Un ragazzo napoletano gira a vuoto disperato.
Ha una ruota in mano.
La deve aggiustare.
Ma non sa come.
Il cerchione è di una misura particolare.
Il copertone lo eccede di pochi millimetri.
Quanto basta per non stare incollato al cerchio lasciando intravedere la camera d'aria.
Impossibile gonfiarla senza farla esplodere.
I suoi occhi sono in preda all'ansia di non riuscire a completare l'opera, di fallire nei propri intenti basilari.
Partire con una bici con le ruote funzionanti.
Poi il resto si vedrà.
In tanta foga la soluzione più sorprendente, inaspettata.
Legare stretto il copertone al cerchio con delle fascette elastiche di plastica nera.
Senza parole.
Oltre qualsiasi logica immaginabile.
Un gesto creativo inaudito dettato dalla disperazione.
Geniale quanto disarmante.
Eppure alla fine inutile.
Il copertone non vuole saperne di stare attaccato alla ruota.
Seppure costretto a forza non si vuole adattare.
Come rincorrere una bolla d'aria.
Tanto più ti avvicini a lei, tanto più si sposta.
All'infinito!
La tensione cresce, così il senso della disfatta.
Le spalle basse, gli occhi tumefatti lucidi, le mani ai fianchi. La ruota ancora lì davanti come ostacolo insormontabile.
Destrutturato da tanto sforzo le parole escono a forza.
Come un bambino senza più certezze prova a chiedere appoggio ai vicini.
Prendetemi per mano, aiutatemi...
Dicono in silenzio i suoi occhi neri fissi verso il possibile soccorritore. Mentre solleva stupito i pezzi rotti del giocattolo in mano.
Alla fine sostenuto dai vicini una soluzione arriverà.
Rimane il gesto autentico.
Difficile da interpretare per chi ha già la soluzione bell'e pronta.
Un esempio mirabile dell'arte di arrangiarsi.
Degna di un napoletano verace.

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