venerdì 13 agosto 2010

“La conversazione” nell'era digitale

Chloé venne un giorno d'inverno in ciclofficina.
Doveva aggiustare la sua bici olandese bianca recuperata nei paraggi di qualche cassonetto.
Il particolare accento esibito lasciava facilmente intuire l'origine.
Dopo un po' che si pistolava insieme attorno ai freni ci disse che era una giovane erasmus venuta dalla Francia per studiare musica al D.A.M.S.
A un certo punto, prima di partire si ferma.
I suoi occhi marroni si illuminano come se avesse scoperto chissà cosa.
Ci guardiamo intorno perplessi senza essere colpiti da nulla di particolare.
Boh...
Poi ci chiede gentilmente...
Posso fare delle registrazioni?
Ci guardiamo ancor più stupiti.
?! Certo...
Fai pure...
Allora estrae dal suo zainetto un coso rettangolare con delle cuffie professionali. Poi volgendosi circolarmente lo punta in tutte le direzioni, fermandosi verso quelle sorgenti di suono più interessanti. Tale operazione compiuta nel più rigoroso silenzio durò per un po' di tempo.
Incantati dal coso ci bloccammo tutti in contemplazione.
Per non disturbare, la respirazione si fece più lenta e silenziosa.
Scoprimmo alla fine che si trattatava di un sofisticato registratore panoramico di fabbricazione tedesca in grado di cogliere fedelmente i rumori contestuali. Per svolgere al meglio tale funzione aveva due microfoni convergenti a v, necessari per ottenere un effetto stereo, oltre a mille altre funzioni di difficile comprensione.
La digitalizzazione del mondo aveva trovato una nuova interprete. Mossa dalla stessa innocente curiosità di un fanciullo voleva dare voce a tutta quella realtà anonima ancora sconosciuta. Nella speranza di stanare in quelle fascie di herz liminari per la nostra soglia d'udito qualcosa d'imprevisto. Per donare un volto al rumore di fondo. Per individuare nuove soglie possibili d'esistenza ai confini con il paranormale.

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