giovedì 23 agosto 2012

In coop

Stazionavano davanti la coop da un po'.
Erano conosciuti da tutti.
A pranzo qualche vecchietta si presentava con la pizza calda.
Chi aveva gli spicci li lasciava volentieri.
Certo tutto questo non bastava a risolvere la loro situazione di emarginati migranti.
Parlavano inglese.
Quasi di sicuro venivano dall'africa.
Alla domanda where are you from rispondevano ironicamente united state of...
Stavano male ma poteva essere molto peggio.
In quella cittadina dell'italia centrale il conflitto con lo straniero non era di casa. Tutti venivano accolti. Certo questo non voleva dire essere aperti e comprensivi delle loro particolari condizioni. Ma secoli di tradizione contadina li aveva abituati a non negare un pasto a nessuno, anche a costo di dividere le briciole. Come in tempo di guerra.
In fondo erano gente semplice.
Molti di loro da giovani erano migrati in svizzera o in germania. Sapevano bene come ci sente in quei frangenti lontani da casa, senza lavoro.
Nella valle l'evento di quei giorni era sicuramente la nottenera.
Un piccolo paesino in bilico tra le due valli contigue apriva le porte alla creatività, all'innovazione. Innanzitutto sociale e relazionale. Per immaginare un futuro migliore a partire dalle pratiche quotidiane, dal fare di tutti i giorni. Non a caso il tema di quell'anno era la trasformazione. Il motore per convertire la crisi profonda in opportunità. Il momento era propizio anche per il particolare indebolimento dei poteri forti, di coloro abituati a dettare regole. L'imperativo approfittarne prima possibile per non dare l'opportunità al sistema di riorganizzarsi in un nuovo ordine mondiale ancora più oppressivo.
Tra tanti artisti, giocolieri, funamboli della scrittura erano stati chiamati pure loro. I ragazzi della ciclofficina popolare.
Avevano a disposizione una piccola piazzetta da condividere con i ragazzi di ancona in transition. Uno sparuto gruppo di giovani inesperti eppure incredibilmente motivare a cambiare le cose. Rigorosamente dal basso, in nome del bene comune. Armati solo di tanta buona volontà.
Mark, il ragazzo migrante seduto su un fittone della coop quel giorno era preoccupato. La sua bici nera da 24 pollici era bucata. Una puntina inopportuna si era conficcata nella ruota.
Con i suoi amici pernottava a una spanna dalla città, lungo il vallato. Un posto naturalistico da sogno.
Erano tutti appassionati di bici bianchi.
Nei pressi delle loro abitazioni avevano allestito una ciclofficina improvvisata. Per strada. Per i passanti non era infrequente vedere appoggiate bici da corsa vecchio stile ai muretti pronte per essere rimesse a nuovo non senza inedite soluzioni estetiche.
A meno di novità eclatanti, quel giorno sarebbe tornato a casa a piedi sotto un sole rovente.
Uno dei ragazzi della ciclofficina passò di lì per caso. Con la bici da corsa sempre attrezzata a puntino per il viaggio. Con le borse laterali ortileb impermeabili alla pioggia più una sacca laterale old style poggiata sul manubrio. Quasi si fosse attrezzato per l'apocalisse. Due secondi ed era pronto per partire chissà dove senza meta. Con il sacco a pelo, gli attrezzi minimi per aggiustare una camera d'aria buca o poco più. Appena lo videro i ragazzi di colore alzarono le braccia per indicare il mezzo ferito.
Capì subito il problema.
Tirò fuori il necessario.
Colla, toppe, carta vetrata, le leve per togliere il copertone.
In un baleno lo spazio antistante l'entrata della coop si fece ciclofficina ambulante.
Sotto un sole inclemente risolsero il problema.
Rimessa la camera d'aria dentro il copertone, girarono la bici poggiata a terra a testa in giù. Un ultimo chek-up e via pronta per mordere ancora la strada. Qualcuno portò pure una bottiglia d'acqua per pulire le mani sporche di grasso e di polvere.
Subito dopo il ragazzo venuto da chissà dove salì sulla bici di corsa e si allontanò in silenzio.
Incerta la meta.
I ragazzi di colore invece ripresero le loro attività davanti lo spiazzale del supermercato.
Per tutti quella giornata sembrò migliore.
L'ennesimo miracolo della ciclofficina.
A fronte della vita nuda, all'emergenza di tutti i giorni.
Oltre l'immaginazione, le regole prefisse.
Senza orari o luoghi prestabiliti.
Dove capita capita.
Uniti per risolvere insieme i problemi del momento, per creare nuove improbabili relazioni.
Con quanto disponibile.
Avendo come sfondo comune la bici, il fare insieme.
L'ennesima lezione dalla strada.
Molto più efficace di mille manuali.
Di tante chiacchiere a vuoto.

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