lunedì 7 aprile 2014

Dal tramonto all'alba

Aveva suonato ancora.
Appena sette giorni dopo.
Sempre in ciclo.
Fino all'alba.
Questa volta la grande serranda si era aperta per la festa di autofinanziamento di un incontro futuro di haker.
Tanta la gente.
Anche in questa occasione molti a fermarsi a ballare quella tecno lenta. Con l'acca o senza acca. Cosa importava.
A contare di più la presenza, il suono, la partecipazione a quelle note amplificate, sporcate a ritmo.
Anche quella sera il miracolo si era compiuto.
Ci era voluto un po' di tempo, un paio di ore. Poi qualcosa era scattato. All'improvviso tutto si armonizzava alla perfezione. Pezzi all'apparenza inconciliabili venivano miscelati insieme con risultati sorprendenti. Senza pensarci troppo, spinto dalla forza istintiva del momento. Ritmi impossibili frazionatissimi abbraccietto con melodie angeliche filtratissime, scalate all'infinito. Potenza e dolcezza assieme. Al punto di spingere le due coppie presenti a stringersi all'unisono, a baciarsi a ritmo. Na bellezza indescrivibile, poi un sentimento di elevazione fino alla gola.
Quella serata verrà ricordata anche per altre cose non meno importanti.
La presenza essenziale di uno squatter con i capelli bianchi lunghi, con cappello a visiera. Un angelo salvatore grazie al suo fare efficace. Una garanzia vivente. E' lui a assicurare la cena riparando in un batter d'occhio, con gesti sapienti, il tubo del gas bruciato dal calore, a dare le soluzioni giuste per tarare i suoni con il mixer. Senza il suo intervento impossibile proseguire la serata decentemente.
Nell'insieme però a lasciarlo sorpreso era stata la percezione di una volontà diffusa a fare bene, a dare il meglio di sé perché tutto filasse nel miglior modo possibile. Come si fosse tutti un'unica famiglia con lo stesso intento.
Per converso la frenesia di un dj unicamente preoccupato di suonare dopo aver concluso la serata a sua disposizione. Quasi posseduto dal desiderio di non fermarsi più in un eccesso di craving. Come se tutta l'adrenalina accumulata poco prima lo avesse preso in ostaggio.
Quella sera un'altra sensazione si era fatta strada per la prima volta da quando suonava.
Per un istante aveva visto i suoi amici venirlo a salutare. Avrebbe voluto parlare con loro, passare dei bei momenti insieme. Ma a separarlo da loro il tavolo, il monitor del portatile. Come fosse rinchiuso in un recinto a parte. Di smettere non se la sentiva. Così senza pensarci su accettò fino in fondo quella situazione al punto di entrare in quello stato mistico sopradetto dove tutto diventa possibile. Una sensazione unica, quasi quanto l'effetto di una droga.

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