giovedì 15 settembre 2011

Nuova vita

Per le strade desolate, negli angoli più oscuri lontano dalle luci dei lampioni giacevano biciclette ferite mortalmente.
Ancora poco e sarebbe stata la fine.
Già monche di una ruota, di una sella aspettavano il colpo definitivo. Che so la perdita dei pedali, dei freni ad opera dello sciacallo di turno.
Legate al palo da una grossa catena altro non potevano fare se non guardare inermi il proprio sfascio.
A ogni colpo si levava alto nella notte l'urlo dalle lamiere contorte e arrugginite.
Non durava per molto.
Dopo ripetuti colpi man mano le forze venivano meno.
Allora non si sentiva più nulla.
Stremate si lasciavano morire in silenzio durante la spoliazione selvaggia.
Quanto rimaneva sarebbe finito nel dimenticatoio come lo scheletro di tanti animali del deserto incappati in circostanze avverse. Tutto il resto avrebbe rimpolpato vecchie biciclette inferme in attesa di un trapianto.
Le più esposte le più belle. Quelle con gli ornamenti ricercati, una guarnitura di marca, dei pedali resistenti.
Per loro la fine era quasi immediata.
Per le altre l'agonia durava molto più.
In attesa del colpo di grazia.
Tra di esse, le più sprovvedute o lungimiranti, aspettavano il salvatore. L'uomo della notte venuto a portare altra vita, a suturare le ferite con nuovi pezzi.
Come novelle Lazzaro speravano nel miracolo della resurrezione.
Ma quell'incontro non si era ancora verificato.
Da tempo immemore aspettavano invano.
Tutti quanti si erano avvicinati lo avevano fatto solo per depredarle di qualcosa.
Difficilmente quella sera sarebbe successo il contrario.

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