lunedì 9 maggio 2011

Nun se butta niente!

Non so per quale strana congiuntura astrale, però in un sol colpo la zia e la mamma si erano trovate a condividere lo stesso letto in ospedale.
Marco Zen in tutta fretta aveva dovuto raccogliere le poche cose necessarie alla sopravvivenza, i vestiti, i libri, la bici, per partire verso sud.
Una rimpatriata come non succedeva da anni.
Nonostante tutto si era accasato bene.
Aveva trovato anche là sacche di resistenza al grigiore quotidiano. Giovani artisti, musicisti, poeti, grafici o semplici fancazzisti posizionati volontariamente ai margini.
Insieme si provava a mettere in comune le forze, a mescolare le differenti esperienze. Così da trovare tutti giovamento.
Quel giorno la ciclofficina di Ancona dava una festa di autofinanziamento. Da poco aveva aperto i battenti. Quella era la prima uscita pubblica. Un appuntamento irrinunciabile.
In tutta fretta si era allestito un gruppetto sparuto di ciclisti per scendere dalle colline al mare. Tante le barriere da superare, innanzitutto dentro se stessi per provare a muoversi in modo nuovo e antico allo stesso tempo.
Alla fine si era in quattro.
Due con la bici da corsa, il resto in citybike, in mountain bike.
Tre ragazzi e una ragazza.
Già questo sarebbe sufficiente per soffermarsi a parlare di questa esperienza.
In più c'era la novità della ciclofficina.
Allestita con il niente, senza strumenti.
Armata solo di entusiasmo, di voglia di fare.
Un avamposto isolato in pieno deserto urbano dove risultano ancora sconosciute parole come critical mass o la bici fissa.
Eppure il meglio doveva ancora capitare.
La lezione del giorno sarebbe venuta dalla strada da chi meno te lo aspetti. Quando pensi sia già tutto finito.
Si era in attesa del treno per tornare a casina.
Per ammazzare quei pochi minuti si era pensato di comprare delle birre al ristorante cinese.
Usciti dal negozio ripongo il resto dentro il portamonete.
Nella foga cade in terra una monetina da un cent.
Come nulla fosse la lascio lì.
Cavolo!
È solo un cent.
Un niente!
Fosse stato un altro momento la avrei raccolta.
Ma in quel frangente non ne volevo sapere.
D'improvviso emerge dallo sfondo amorfo un barbone.
Ha la schiena torta, il volto sporco e la barba.
Si fa strada attraverso un muro di persone poco rassicuranti.
Viene deciso dalla nostra parte.
Penso voglia prendere la monetina per sé.
In effetti si china proprio davanti a me, la raccoglie.
Poi il colpo di scena.
Me la porge.
Guardandomi dal basso, con il volto inclinato di tre quarti sentenzia:
Nun se butta via mai niente!
Ricevo la monetina tra le mani.
L'ennesima lezione di vita dal basso.
Lo ringrazio sorpreso.
Anche oggi si fa i conti con la solita presunzione.
È ora di contaminarsi con la vita.
Alleluja.

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