domenica 2 marzo 2014

Acqua alta

Venezia.
E' carnevale.
Tanta gente desiderosa di festeggiare.
Molti sono in costume.
A volte basta poco.
Una mascherina in volto.
Di quelle con il naso lungo, gli zigomi pronunciati.
Tra le solite calli un via vai continuo.
Impossibile stare fermi in vista della sera.
Ponte dell'accademia.
Il cielo è scuro.
Qualche goccia.
Poi un forte vento carico di pioggia incurante dei passanti.
A poco serve l'ombrello.
Già la mattina alle zattere il mare è mosso.
Lungo il canale tante onde.
Un ribollire continuo.
Impossibile contenere la tensione sulla superficie increspata.
Oggi è un altro giorno.
Lontani ricordi il sole caldo a scaldare il muro.
La linfa vitale ha ripreso a scorrere viva tra i canali.
A ricordarci l'inverno ancora non finito.
Come posseduta senti forte la potenza della natura tra le calli strette della città.
L'energia monta.
La senti vibrare dappertutto.
Tra le parete neri di vicoli stretti poco illuminati, sull'acqua opaca gonfiarsi a ritmo sotto i portici. Onda dopo onda, centimetro dopo centimetro il mare prova a riconquistare terreno.
Lentamente.
Con una pazienza infinita.
Uno schiaffetto per volta sugli scalini in marmo di un pontile, sulla superficie in mattone di una casa immersa fin nelle fondamenta in un canale.
Nei punti più bassi, l'acqua tracima dalle fogne.
Un ribollire costante.
A piazza san marco battuta da una pioggia incessante vedi già le prime pozzanghere in corrispondenza dei tombini.
Tutto sta per essere sommerso.
L'orario critico è per le undici di sera.
Per le strade non si vende solo ombrelli.
Fanno capolino anche i primi stivali di plastica.
Ancora due ore.
In pochi a pensare al carnevale.
I negozianti, quelli più esposti, già si barricano.
Serrano le porte con alte tavole di metallo.
I più previdenti hanno le coperture in nylon ai piedi.
Di colore giallo, arancione, verde.
I più alla moda neri a pois grigio scuro.
Per completare il look un impermiabile di plastica per far scivolare via tutta quella pioggia.
Acqua dappertutto.
Dall'alto.
Dal basso a salire.
Non c'è scampo.
Eppure la gente non ci fa troppo caso.
Continua a vivere come niente fosse.
Qualcuno gira ancora in maschera.
Nei palazzi signorili i preparativi vanno avanti senza sosta.
Cenoni a tre zeri, spettacoli teatrali per pochi, per animare la notte fino a l'alba.
Fuori nelle vie oramai sempre meno.
Chi non ha trovato ancora posto può al massimo scattare qualche foto dalle finestre illuminate.
Poco tempo.
Per non essere colti impreparati dall'onda scura in procinto di purificare le viuzze dai coriandoli lanciati fino il giorno prima.
L'indomani mattina piove.
Un rapido sguardo fuori.
Il peggio sembra essere passato.
Davanti una giornata come tante.

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