giovedì 7 febbraio 2013

Piano superiore

Mesi e mesi di liti.
Urla, sedie sbattute a terra.
Di giorno, di notte.
Al punto di dover mettere i tappi alle orecchie.
Alla fine una spiegazione.
Alzaimer da parte di lei.
Una memoria in procinto di sgretolarsi, di dissolversi.
L'effetto la perdita del mondo condiviso fino a qualche mese prima con il marito.
Chi sei?
Cosa ci fai in questa casa?
Le domande ricorrenti.
Oltre solo un fare ottuso.
Attivato grazie a memorie ancestrali scritte nel profondo.
In paziente attesa di essere erose anch'esse.
Poi l'arresto totale.
Uno sguardo perso nel vuoto.
Un corpo immobile senza più desiderio, volontà.
Vita nuda allo sbando.
Come poterlo accettare.
Troppo il peso da sopportare per lui.
Un mondo condiviso non più condiviso.
Al suo posto una realtà aliena per i giorni a venire.
Il disfacimento di lei a ricordare la perdita di tutto.
Fine del senso, dell'amore.
Apocalissi privata per l'eternità.
Una pura follia.
Per cercare di tamponare tale emorragia di senso aveva provato a opporvisi con tutto se stesso pur di conservare tra le tante parole dette un briciolo di significazione residuale. Spesso obbligandole prepotentemente a sopportare ancora quella realtà comune costruita insieme in tanti anni.
Una missione impossibile.
Persa in partenza.
Almeno per chi aveva fatto dell'anarchia assoluta il suo fondamento.
In risposta solo parole eruttate a caso a inseguire un desiderio nomade senza più centro.
Come far fronte a tale situazione.
Come riuscire a stare di fianco a un quasi vegetale.
Nei momenti più cupi rimaneva solo di negare tale evidenza per salvare ancora una qualche minima veste di umanità. Anche a costo di cucircela addosso a forza. Alzando il tono della voce fino a urlare pur di incidere efficacemente quella memoria liquida. Come scrivere con un bastone sul bagnasciuga. Onda dopo onda a cancellare tutto. Un compito infinito. Di certo tragico quanto disperato.


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