domenica 24 giugno 2012

Sconnesso






















 
Un muro tremolante avvolgente.
Oltre un mondo increspato prova a farsi spazio.
Nessun compositore a orchestrare i suoni.
Parole smembrate, sminuzzate, sincopate si contendono la scena. Si sovrappongono rincorrendosi senza rispetto.
Risultato una sequela atonale bassa. Metallica come i suoni di un vecchio ordinatore elettronico danneggiato.
La bici è libera di disegnare traiettorie strambe.
Di ondeggiare paurosamente tra l'alto muro di fianco e le barriere in cemento armato dalla parte opposta.
Un corpo legnoso fatica a andare avanti, a contrastare quel movimento ondulatorio.
Lungo la pista ciclabile altri ciclisti provano a abbozzare traiettorie più efficaci. Difficile decifrare quelle manovre stravaganti. Preoccupati reclamano il passaggio. Alla fine ci si sfiora pericolosamente. Una mossa laterale nervosa lascia spazio. Di ritorno voci lunghe monche di sillabe vibranti. Irriconoscibili. Suoni non segnati, indecifrabili penetrano a fatica la corazza.
Risuona l'eco distorto allucinato.
Esperienza psichedelica allo stato puro.
Nessuna volontà di capire.
I suoni vengono campionati, mixati così come sono.
Al grado zero di significazione.
Senza senso.
Afasia dislessica noise.
Puro divertimento autistico.
Fascinazione per melodie sghembe riarticolate con le mascelle aperte, la bocca a O, U.
Monosillabi minimali sospesi, sovrapposti, allungati, ripetuti, scalati.
Nessuna cura della fonte.
Può essere una macchina radente, le perplessità di un ciclista, gli echi lontani di una gru, il fischio stridente dei freni, la sirena di un treno.
L'umidità dell'aria è tale da appiccicarsi alle singole vocali come una sordina, un gel avvolgente di melassa al punto da farle precipitare in basso sull'asfalto. Dopo un estenuante sfregolio sulla superficie ruvida fino a consumarsi del tutto abbandonano ogni pretesa di significazione.





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