mercoledì 18 aprile 2012

Assedio quotidiano

Piegato sopra un libro appena sveglio.
Un modo per affrontare il giorno a venire.
Per vestirsi di maglie fatte di buoni pensieri, maniche colorate di parole in rima, di tasche piene di chiavi utili per acceredere a una vita sempre più misteriosa e sfuggente.
I tappi alle orecchie.
Lo sguardo in bilico tra le pagine scritte e il monitor non ancora aperto al mondo.
Basta un niente per rompere quell'alchimia miracolosa.
Intorno tutto cospira per affossarla.
La lavatrice della vicina appoggiata alla parete divisoria.
Come un orologio si attiva la mattina presto.
Di sabato, di domenica, secondo necessità.
Una vibrazione costante pronta a esplodere in un movimento circolare centrifugo.
Scossi da tanto rumore i pensieri vacillano fino a essere frullati in tanti pezzettini irricoponibili.
Altre volte invece è il soffitto a sussultare per i passi irruenti di una coppia di pensionati in combutta.
Cosa li muove non è dato sapere.
A volte si sente piangere, più spesso urlare, imprecare.
Tu non mi capisci, non vuoi capire le frase più ricorrenti.
Nei momenti più accesi il soffitto sembra venire giù.
Dura per ore.
Un inferno.
Più per loro.
Impossibile sottrarvisi.
Rimango stupito delle loro capacità di sopportazione reciproca.
Come riuscire a vivere fianco a fianco dopo tanto?
Cosa li tiene uniti?
Al piano di sotto una voce equalizzata prova a diffondere il suo verbo ovunque.
Parte dalla tv del vicino.
La mattina presto.
A colazione.
Giusto per macchiare il caffè e latte con notizie torbide.
Politica estera, economia spalmata sopra il pane.
Una digestione difficile. Anche per il tono sempre allarmato manco stesse per finire il mondo.
Attivati di risentimento neanche il tempo di vestirsi.
Una tortura quotidiana.
Alle dieci e trenta è l'ora del telefilm.
Davanti ai fornelli già accesi per il pranzo ci si tiene compagnia con la signora in giallo.
Un telefilm del secolo scorso.
Sempre a caccia di enigmi da smascherare puntulamente risolti.
A dettare i tempi della suspence è la colonna sonora. Grazie a accenti improvvisi, musiche roboanti, accelerazioni improvvise.
Pareti sottili come ostie lasciano filtrare qualsiasi rumore.
Lo squillo del telefono, la vicina con il cane in attesa di smollarla, le chiaccere delle sciure.
Per chi è in cerca di concentrazione non è facile.
Un allenamento continuo riuscire a contenere la vita quotidiana. Una marea lenta in crescendo capace di sommergerti centimentro dopo centimetro fino a affogarti.
Stare in apnea la via di salvezza.
Con le mani al naso.
Nudi sotto l'acqua.
Aspettando la bassa.
Armati di una pazienza certosina.

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