venerdì 21 ottobre 2011

Palazzo Paleotti

Il venticinque di via Zamboni.
Luogo storico di tante battaglie.
Lì si è consumata alla fine degli anni ottanta l'occupazione del bar dello studente con la conseguente autogestione antieconomica. Poi il sistema costituito si è rimpossessato degli spazi rinchiudendoli per un lungo periodo.
Da qualche anno, dopo la cura normalizzante, la nuova apertura al pubblico come sala da studio da una parte e di navigazione dall'altra. Tanti computer l'uno di fianco all'altro in serie. Però la luce non è affidata a una semplice lampada qualunque ma a un modello Artemide costosissimo.
Cosa non si farebbe per illuminare la triste catena di montaggio dello studente perfetto in grado di macinare esami su esami come nulla fosse. Piegato sui libri tra una lezione e l'altra senza spezzarsi mai.
Eppure anche questa trasformazione non ha resistito al tempo, alla stretta normativa. Troppa la storia incisa sui muri verniciati a nuovo per poter essere imprigionata entro le moderne regole di sicurezza.
Alla fine la sala navigazione è stata chiusa.
Non tutte le disposizioni di agibilità erano garantite.
Tutto in nome della salvaguardia degli utenti ora in strada senza più computer. Al massimo solo undici postazioni disponibili per i non studenti contro le trecento di prima.
Non è facile vivere in questo mondo.
Soprattutto rispettare quegli ideali di sicurezza tarati secondo livelli disumani di salute pubblica. Stando a quei parametri sarebbe certificata l'impossibilità della vita sulla terra. Luogo ameno, poco ospitale, non in grado di garantire una sicurezza assoluta. Dove a prevalere è casomai l'imprevisto.

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