mercoledì 12 ottobre 2011

Minuteria

Strati su strati di bulloni, viti, nipple, piccoli oggetti di ferro più o meno accatastati nei luoghi del riciclo. Dei piccoli contenitori a cassetti appoggiati al muro con su scritto il nome della categoria generica. Che so coni, sferette, chiavelle... Ma il luogo più interessante è un contenitore a settori abbastanza grosso da coprire la superficie increspata di un vecchio tavolo di legno. Quello è l'abisso della ciclofficina. Il punto zero dove affonda la struttura complessa di una bicicletta. Sorta di buco nero capace di assorbire la materia ordinata per neutralizzarla. Lì c'è il livello minimo, atomico dal quale potrà rigenerarsi qualsiasi cosa. Basta un po' di pazienza e una non comune predisposizione archeologica. La sedimentazione delle ciclofficine passate ha compiuto il suo corso. Ne rimangono solo le tracce confuse, mescolate.
Chi ha messo lì i pezzi?
Chi li ha smembrati e conservati?
Di loro rimane le vestigia del lavoro di sminuzzamento, l'attitudine a differenziare il materiale in categorie distinte. Mossi dalla pulsione di fare ordine, di dare luogo a un nuovo corso tutto da inventare.
Con il ditino indice proteso in avanti, la testa bassa, lo sguardo focalizzato su di un piccolo settore si rovista piano piano spostando il materiale a destra e sinistra. Di poco. A caso. Come farebbe un bravo archeologo sulla sabbia a caccia di reperti. Qualcosa emergerà da tale caos. Mescolandolo ancora. Basta avere un'idea vaga di cosa cercare in tanto marasma. Si lavora in prospettiva. Raccogliendo pezzo dopo pezzo come con un mosaico. Senza sapere bene dove si arriverà. Piuttosto ci si lascia guidare dall'intuito. Alla fine i pezzi combaceranno in qualche modo. Prima o poi emergerà una forma conchiusa, un oggetto di nuovo funzionale.
Il piacere della ricerca è immenso.
Ci si può passare ore e ore a rovistare nel nulla per portare quei frammenti a essere ancora qualcosa.
La varietà incontrata è sorprendente.
Una quantità smisurata di minuteria tutta differente inventata per scopi oramai dimenticati.
Massimo il potere creativo.
Lo stesso di quando si giocava con i lego.
Ci puoi costruire un grattacielo se vuoi.
A partire da un nulla.
La formula segreta della creatività.
Oltre il regno della tecnica, della funzionalità seriale.
Basta immergersi.
Stare in apnea il più possibile per scovare i frammenti giusti.
La seduzione dell'oggetto è totale.
Si viene posseduti dalla forma di una vite, di un bullone.
Tanta l'ammirazione e lo sconcerto per il pezzo trovato.
Si potrebbe arrivare sulla luna da lì.
Con un po' di volontà, un pizzico di spirito critico. Il tutto condito da un'attitudine creativa non facilmente incline a lasciarsi influenzare dalla mancanza, dalla paura abissale.
Prima però bisogna sospendere tutto.
Fissarsi lì in quei pochi centimetri davanti al naso senza fiatare.
Qualcosa succederà.

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