lunedì 3 ottobre 2011

La ciclofficina spettacolare

A fianco di tutte le ciclofficine finora affrontate, quella esistenziale, del fare, utilitaristica, antieconomica, esiste un ulteriore livello tenuto finora in ombra.
Di tutti è il più astratto, il meno tangibile.
Però c'è. E sebbene faccia fatica a affrontarlo mi trovo costretto a parlarne. Per onore del vero.
Si tratta della ciclofficina virtuale, evenemenziale, spettacolare, mediatica. Come già accennato di tutte è la più inconsistente. Forse non sussiste nemmeno. Anche perché non ha bisogno di un luogo per esistere. Basta solo se ne parli. Attraverso i blog, per radio, sul giornale. Sono loro a decretarne l'esistenza. Alla fine a contare più di tutto è l'evento in sé isolato da una volontà ostinata a far emergere qualcosa dal silenzio, dall'oscurità. Per farlo entrare strumentalmente nel circuito della comunicazione, del dialogo al fine di parlare d'altro. Di politica, di moda, di sociologia, di costume. Per scovare che so... lo spirito del tempo, per denunciare gli abusi sociali in nome della giustizia.
Tale ciclofficina ha i suoi sacerdoti e i suoi adepti. Per farne parte è sufficiente partecipare a una riunione reale o virtuale al fine di far emergere una volontà generale condivisa. Il prezzo la separazione tra la parola e l'azione, il legislativo dall'esecutivo, l'atto locutorio dal performativo. Non più dico mentre faccio ma qualcuno farà qualcosa secondo quanto disposto. Così c'è chi pensa l'evento per farne oggetto di condivisione attraverso i media e chi si adopererà per allestirlo ad hoc. Bell'è pronto per apparire sulla scena davanti ai riflettori avidi di inquadrature, di notizie apprezzabili. Entrambi complici della società dello spettacolo, della violenza dell'opinione fondatrice di verità, del consenso, nonché strumento. Una volta consumato l'evento chi s'è visti s'è visti. Le biciclette scassate ritornano a vegetare tra cumuli irriducibili di spazzatura e di sporcizia, tra detriti informi in attesa di essere catturate e valorizzate da uno sguardo oggettivizzante poco incline a sporcarsi le mani.

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