domenica 2 ottobre 2011

La ciclofficina a nudo

Punto a capo.
La ciclofficina è di nuovo senza timoniere.
Va alla deriva allo sbaraglio come una nave fantasma.
Ma non affonda.
Resiste nonostante le falle, nonostante sia stata depredata degli strumenti necessari. Le chiavi inglesi, lo smaglia catene, i tiraraggi.
Senza più capo il caos ha prevalso di nuovo.
Ogni cosa è abbandonata dagli utenti distratti dove capita.
C'è ancora qualcuno intento a reclamare una dieci.
Ma nessuno risponde.
Pazienza, occorre trovare un'altra soluzione.
Oggi ad aprire c'è solo Igor.
Senza di lui i battenti sarebbero rimasti giù.
Non c'è la calca del mercoledì, quando la ciclo si riempe di studenti impazienti di aggiustare la bici nel modo più veloce possibile. Non senza un pizzico di arroganza.
Dopo la ciclofficina esistenziale, del fare cosa accadrà ancora?
A resistere come nulla fosse è solo la ciclofficina migrante. E Said è il suo profeta.
Lo scopo è minimale. Aggiustare la bici quel tanto necessario per farla funzionare sulla strada l'indomani. Non conta il tipo di guarnitura, la marca dell'asse della ruota. Basta solo farle camminare ancora un po' con quanto a disposizione. Lo stretto necessario. Riciclando il più possibile. Questa è la ciclofficina più primitiva, originaria. Lo zoccolo duro da cui potrà emergere ancora chissà quale nuova forma di vita complessa.
Eppure in tanta disorganizzazione c'è qualcuno mosso da uno spirito originale.
Alessandro ha trovato nel cortile di casa una bici abbandonata con il telaio storto. Si è sentito in dovere di ridonarle un'altra chance. Come fosse stato infatuato da quell'oggetto reclamante ancora vita. Con tutto se stesso ha accettato la sfida all'apparenza impossibile. Dopo averla smontata pezzo dopo pezzo sta portando il telaio ferito a nudo. Seduto in un angolo gratta delicatamente la vernice azzurra con la carta vetrata. Piano piano emerge in superficie un argento luminoso. Non durerà per molto. In poco tempo prevarrà la ruggine. Ma anche così l'effetto è mozzafiato.
Intanto il vero problema rimane il telaio storto.
Non sarà facile riportarlo a un nuovo equilibrio.
Però non si perde d'animo.
Fiducioso continua la sua missione.
Non importa finire oggi.
Prima o poi si arriverà.
Alessandro ha portato pure una bottiglia di vino.
Vuole condividere questi momenti con qualcuno.
Sotto sotto da vita alla sua idea di ciclofficina.
In silenzio.
Senza apparire.
Dopo l'ennesimo sterminio la ciclofficina regredita a un nuovo grado zero di significazione è pronta per risorgere dalle sue ceneri.
Il vecchio è già digerito. Disperso tra le macerie di tentativi di ordine andati a vuoto. Tra tanto caos c'è ancora lo spazio per generare nuove possibili opportunità.
La ciclofficina sotto sotto è in fermento.
Lei non si preoccupa affatto del suo futuro.
Sempre pronta a rigenerarsi come un'araba fenice.
Quante volte è stata data per morta.
Eppure è ancora lì. A dispetto di quanti ne hanno preventivato la fine. Piuttosto sono stati loro a scomparire risucchiati dalla vita.
Impossibile non rimanere affascinati da tanta potenzialità pronta a esplodere all'improvviso.
Nuova vita alla nuova ciclofficina!


Ampioraggio
Forse è finito un ciclo.
Tutto quanto c'era da apprendere è stato preso.
Ora rimane il tempo di restituirlo a qualcun altro.
Per svuotarsi ulteriormente, per ricambiare il dono.
Ai nuovi, a chi è desideroso di intraprendere tale cammino.
Per non fermare l'esperienza all'interno del ciclo dell'identico.
In modo da far dischiudere nuove opportunità!
Questa ciclo ha fatto il suo tempo.
È ora di battere nuovi sentieri inesplorati tutti da scoprire.
Mettendosi a nudo ancora!
Aprendosi a nuovi orizzonti.

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