venerdì 21 ottobre 2011

E il naufragar m'è dolce in questo mare...

Machestaiadì!
È il rischio del fraintendimento assoluto, il punto abissale dove affondano i pensieri, il proprio mondo, le proprie basi esistenziali.
Le parole erette come castelli in aria precipitano scosse dal terremoto della vita. Invano hanno provato a circoscriverla entro recinti di senso. A ondate ritmiche come uno tsunami la vita si riconquista le posizioni perse. Inutili le barriere, le recinzioni per contenerla. Tutto viene travolto e riportato al caos. In quel frangente dove vacilla ogni certezza si viene condotti sulla soglia della follia. Dopo il crollo si resta nudi, in silenzio, senza protezioni, con le spalle al muro. Tutto è sospeso, indefinibile. Lì si toccano gli opposti neutralizzandosi. Ogni posizione diventa plausibile. Yin e yang, il luogo della paratassi dove si perdono i pensieri. Il punto in cui si incrociano tutte le storie, le narrazioni plausibili. Senza più la possibilità del discernimento.
Insopportabile l'abisso senza fondo raggiunto per non rivestirsi frettolosamente di un ulteriore catena di parole organizzate in un discorso sensato. Per recidere tanta varietà, tanta complessità stritolante. Troppo lo spavento, il freddo patito per non coprirsi ancora cercando di nascondere per un po' quel naufragio senza ritorno sempre dietro l'angolo. Già parlarne è segno di esserne sopravvissuti ancora, di aver messo i piedi su chissà quale isoletta sperduta nell'oceano in procinto di sprofondare senza preavviso.

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