lunedì 20 giugno 2011

Lazzaretto

Venerdì la mamma è stata trasferita in ambulanza al Santo Stefano.
L'ospedale è in riva al mare.
Soltanto pochi metri e ci si potrebbe bagnare, non fosse per la ferrovia invalicabile come un muro di cinta.
Il paradiso a una spanna eppure lontanissimo.
Però lo si può mirare dalle vetrate del secondo piano.
Uno spettacolo bellissimo e lacerante per chi sta chiuso lì dentro in attesa di chissà quale miracolo.
Appena entrati dalla porta d'ingresso principale si viene investiti da uno stuolo di freak in carrozzella liberi di girare tra le piazzette e le vie di raccordo tra uno stabile e l'altro. Persone deformi, diversamente abili e coscienti sorridono beote in continuazione. Nonostante la testa storta, il volto deturpato, la mancanza di un arto. C'è chi si sposta in carrozzella mosso da un solo piede come fosse sullo skate. Però va lento.
Con movimenti catatonici si avvicinano a te.
Vogliono qualcosa, un contatto. O sono semplicemente curiosi.
Per attirare l'attenzione sorridono intercalando note monotone.
Hi hi...
He he...
Non stanno male.
Eppure sembrano non poter uscire dai confini dell'ospedale.
Sull'asfalto c'è pure disegnata la corsia preferenziale per le carrozzine, vicino l'uscita un sottopassaggio utile per raggiungere un giardino chiuso da una rete metallica al di là della statale. Però è vuoto. Nessuno di loro sembra interessato a confrontarsi con la realtà là fuori. Meglio evitare di dare spettacolo di fronte a un pubblico indifferente non in grado di apprezzare.

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