martedì 8 marzo 2011

Binario morto

Si dice binario un sistema a due valori.
Per esempio 0-1, bianco-nero, vero-falso.
Il tutto funziona bene in matematica e in tanti altri campi applicativi nella vita quotidiana. Basti pensare al computer, al mondo digitale.
Però se per un fatale disguido linguistico l'omonimo binario ferroviario cominciasse a funzionare seguendo le medesime regole, sarebbe un guaio per tutti.
Eppure è quanto sta succedendo da un po'.
Da quando in tale realtà si è insinuato il caos.
Si il caos.
Infatti, se le possibilità si riducono solo a una su due, significa affidarsi al caso.
Come con testa e croce.
Tanta è la probabilità di avere inconvenienti lungo la tratta ferroviaria adriatica. Quella frequentata dal sottoscritto.
Così per i viaggiatori è sempre più un prenderci.
Mi spiego...
Questa volta si stava sul solito binario in attesa della coincidenza.
Poco prima dell'arrivo del treno una voce femminile un po' anonima, comunque gentile, ci invita a trasferirci su un altro binario.
Abituati a tali disagi la massa di persone pendolari sempre più rassegnata dopo aver raccolto le loro cose si sposta senza battere ciglio sulla banchina “giusta”.
Fuori c'è un freddo gelido di tramontana.
Il mare grigio non è neanche troppo mosso.
Così le navi al largo giocano a inseguirsi.
Alcuni raggi di sole fanno capolino dopo aver aggirato la facciata scura della stazione.
Nonostante ciò le carni scoperte sono ancora punte da spilli sottili.
Per fortuna l'attesa è di pochi minuti soltanto.
Il tempo di sgranchire le gambe sul marciapiede affollato. Anche per provare a sottrarsi alla voce petulante degli altoparlanti sempre accesi sebbene il volume sia più basso del solito.
Tutti stanno con il naso puntato verso la direzione del treno in arrivo.
Dopo poco appare all'orizzonte con le luci già accese.
Si sta in trepida attesa.
Desiderosi di affondare prima possibile le membra stanche sulle poltrone delle carrozze al calduccio.
Colpo di scena.
Poco prima della banchina il treno devia dal percorso previsto per dirigersi come suo solito.
Un attimo di smarrimento.
Il tempo di guardarsi negli occhi perplessi.
È lui o non è lui?
A vederlo bene è in arrivo solo una vecchia carrozza, di quelle diesel di una volta. Quando di solito si viene accolti in un treno con tanto di locomotiva e di vagoni al seguito.
Che la montagna abbia partorito un topolino?
E poi lo speaker tace...
Nel frattempo un altro treno proveniente dalla direzione opposta va a coprire la visuale.
I secondi scorrono...
Cominciano a cadere le prime certezze.
Ancora pochi attimi e forse si rimane a piedi...
Incuranti di tutto gli altoparlanti continuano a diffondere musica rassicurante sino alla noia.
Uno, due minuti...
Poi quel silenzio rumoroso viene riempito dalla voce della speaker.
Scherzetto...
Il binario giusto era quello originario.
Su dai...
Niente volti tristi...
Un po' di sorriso...
È carnevale...
Ogni scherzo vale...
Sempre più abbattuti ci si appresta in massa al secondo esodo giornaliero.
Con tanto di bagagli alla mano.
Su e giù per le scale.
Nella foga qualcuno comincia a correre.
Altri lo seguono.
Sebbene a cantar vittoria non sarà il primo ma l'ultimo arrivato.
Tra i più lenti, pur di accelerare i tempi della traversata, scongiurare l'eventualità di rimanere al palo sul lato sbagliato, si diffonde la speranza cieca di un'improvvisa apertura del Mar Rosso.
In tale confusione nessuno sa come se la siano cavata i cinesi con il loro italiano traballante...
Alla fine sono dati per dispersi...
Forse annegati tra i flutti del mare richiusosi fulmineo come una morsa tutto stritolante.
Per il resto tutti salvi ancora una volta.
Sul treno partito con qualche minuto di ritardo incontriamo anche il salvatore di turno.
Uno dei tanti passeggeri sul binario “buono” un po' più attento.
Tenendo lo sguardo fisso sui monitor aveva assistito alla miracolosa scomparsa e riapparizione della destinazione da un binario all'altro.
Un trucco di alta scuola!
È grazie alla sua premura se il capotreno ha telefonato alla stazione.
L'addetto della stazione ha messo a tacere i Queen.
Poi, sua maestà permettendo, ha avvertito i pendolari sempre più smarriti e confusi dell'errore.
Non ci resta che piangere!
Ma è carnevale, così si ride dell'accaduto tutti insieme.
Inoltre diventa la situazione ottimale per condividere le personali sventure quotidiane capitate di recente in treno.
Un modo come un altro per sentirsi più vicini e solidali...
Pronti a accudirsi al momento del bisogno visto l'abbandono cronico delle ferrovie.
Ah...
Giusto per non smentire tale situazione...
Al ritorno le luci della carrozza sono impazzite...
Inizialmente si sono spente quasi tutte così da rendere difficile la vita agli abituali lettori.
Poi si sono arrestate del tutto.
Quando si sono riaccese sembrava di stare in discoteca.
Quasi il treno fosse vivo e volesse manifestare a tutti la sua presenza, il suo umore birichino.
L'estremo canto del cigno prima del probabile arresto definitivo.

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