martedì 1 febbraio 2011

Traversata polare

Anche oggi sono tolti gli ormeggi.
Notte fonda.
La luce non filtra ancora.
L'importante è partire.
Ancora più stare in viaggio.
Togliersi dalle secche stagnanti dove ci si perde di noia.
Dove ogni meccanismo si arrugginisce fino alla paralisi.
Un brivido percorre la schiena.
Paura di perdersi ancora.
Di girare a vuoto.
Troppa vasta la distesa per pensare di arrivare.
Un passo ancora per capire di stare solcando sempre gli stessi luoghi.
Uguali eppure ogni volta differenti.
Apro il libro.
Comincio a leggere frasi una dietro l'altra.
Man mano la trama si fa lassa.
Comincio a vacillare.
In ogni parola si apre l'abisso.
Il senso sprofonda.
Relazioni infinite si intrecciano a perdersi.
Percorsi possibili si rivelano senza sosta.
Ogni inizio è solo un rinviare a altro.
Uno spostamento continuo dopo un collasso puntuale di significati.
Fino al punto sogliare di esplosione.
Il momento del trascendimento, della disseminazione centrifuga, tritatutto.
Come uscito dalla tenda rossa dopo il precipizio.
Muovo i primi passi sul pack gelido.
Tutto appare immobile, cristallizzato.
Passo dopo passo il ghiaccio comincia a scricchiolare sotto i piedi.
Iniziano a comparire i primi solchi accompagnati da rumori secchi poco rassicuranti.
La distesa senza orizzonte, né alto ne basso, destra o sinistra è in procinto di infrangersi.
Le crepe si stagliano profonde.
Passo dopo passo il ghiaccio comincia a sciogliersi, a frammentarsi in blocchi via via più piccoli.
La coltre ghiacciata si svela sospesa sull'oceano.
Circondata da tutte le parti da acqua gelida.
I frammenti di crosta diventano sempre più piccoli, sottili.
Il cammino non è più agevole.
Il suolo comincia a traballare.
In alcuni punti si inabissa.
L'equilibrio si fa precario.
Si aprono fessure preoccupanti.
Le zolle bianche sono sempre più fluide, dinamiche.
Come attirate da una forza irresistibile si perdono alla deriva.
Passo dopo passo salto da uno scoglio a l'altro.
Per non cadere dentro un mare scuro vischioso come la melassa.
Il percorso è sempre più irto e difficoltoso.
Tutto è diventato instabile, precario.
Come stare sopra le sabbie mobili.
In ogni istante si può affondare.
Man mano diventa difficoltoso anche saltare.
Aumenta il rischio di cadere in acqua e rimanere intrappolati in un gelo paralizzante come la morte.
Anche oggi si farà naufragio.
Senza scialuppa.
Per quanto si potrà resistere in apnea.
Quale nuovo limite di profondità sarà raggiunto?
Si riuscirà a emergere ancora?

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