giovedì 30 settembre 2010

Ecce homo

Oltre ogni melanconia.
Al di là della speranza.
Provo a giocare con il potenziale.
In qualsiasi forma si presenti.
Nei modi, nei luoghi piu impensati.
Stando ai margini.
L'unica chance concessami per trascendere questa attualità.
Anche solo per un istante.
Sperimento una “debole forza messianica”.
Sottosogliare.
Non critica, apocalittica.
O comunque rivoluzionaria.
Roba da armata Brancaleone.
Alla Don Chichotte.
A conti fatti la rivoluzione non so nemmeno cosa sia.
Si tratta piuttosto di resistere.
Nonostante tutto.
Contro tutti.
Quando possibile.

venerdì 24 settembre 2010

Destino e rivoluzioni lunari

Destino
Non so cosa c'era prima.
Quali tavolette abbiamo scelto in sorte.
O quale bottone abbiamo pigiato senza saperlo.
Ma lo scenario apertosi è stato sublime.
Spiazzante.
Ammutolente.
Un'annunciazione nel deserto.
Un'epifania sottile.
Un chiamare e un rispondere reciproco.
Sento ancora viva la tua voce tremante.
Tanta la sorpresa di trovarmi li.
Quanto durerà?
Chi lo sa.
Magari è stata solo casualità.
Però la più improbabile.
Quante volte infinite si è ripetuta la scena senza successo?
Io in bici e tu a piedi.
Quante volte ci siamo cimentati a vuoto su quella salita amena senza incontrarci.
Immersi nei propri pensieri.
Nei propri silenzi.
Aspettando chissà cosa.
Quale incastro cosmico ha permesso ieri quella svolta?
Quale rivoluzione.
Non so rispondere.
Rimango ancora stupito.
All'ombra di una luna crescente spaccata nettamente in due.
Sullo sfondo di un cielo limpido di fine estate.


Rivoluzioni lunari
Anche oggi tramonterai dall'orizzonte.
Dopo esserti mostrata totalmente.
Scomparirai.
Per apparire in nuove forme.
Intanto assisto alla tua dissoluzione.
Differenze insanabili emergeranno.
Fino all'ecatombe.
Quando la luce del tuo volto si spegnerà del tutto.
Allora nuova vita sgorgherà ancora.
Inaspettata.
Si sarà ancora pronti?
Disposti a risuonare armonicamente insieme?
Però non passivamente.
Continuando a resistere a oltranza.
Per partecipare a qualcosa di entusiasmante.
Da definire.
Oltre eros.
Oltre agape.
Al di là di un divenire indifferente, spietato.
Al di là di una staticità paralizzante, anestetizzante.

sabato 11 settembre 2010

Un piccolo paradiso per un giorno

Era arrivato a Stiore da solo.
Con la bici da corsa dopo una pedalata di circa trenta chilometri per la bassa.
Tirando a tutta per essere puntuale.
Quei posti li conosceva bene.
Erano gli itenerari soliti.
Per questo sapeva individuare tutte le scorciatoie e le strade secondarie.
Anche per evitare il traffico.
Ma soprattutto per mirare paesaggi incantevoli lì a portata di mano. In particolare quando il sole tramonta e la luce riverbera in tante sfumature intense.
Lì c'era l'appuntamento con i suoi amici.
Un luogo solitamente ameno ai più.
Di sicuro tagliato fuori da tutte le mappe turistiche di qualsiasi genere.
Un gruppo doveva venire da Savigno reduci da un matrimonio in campagna.
Una sorta di cerimonia pagana propiziatrice della vita.
Con i loro djembé avevano animato la nottata.
Guidati da Bacco avevano tirato l'alba.
Fino a quando una nebbia alcolica aveva preso il sopravvento.
Allora chi nel camper, chi nel sacco a pelo o dove possibile avevano depositato i loro corpi provati.
Dopo tali eccessi, Stiore poteva essere il posto giusto per rifocillarsi e riprendere le forze.
L'altro gruppetto sarebbe arrivato da Bologna.
Michele e la Cami erano da poco tornati da un giro in bici e tenda fino in Calabria.
Più di mille chilometri di avventura.
Abbandonati all'occasione pura e all'ospitalità casuale.
La festa di Stiore era un pretesto per riprendere insieme a pedalare.
Non solo.
Viaggiare in bici è anche un modo per affermare una scelta di vita differente e più sostenibile.
In fondo la macchina crea naturalmente una distanza.
Ti chiude in uno spazio protettivo.
Tu puoi vedere fuori e essere in parte nascosto dallo sguardo altrui.
Un po' come nei safari o al limite al cinema.
Lì è la pellicola a cambiare gli scenari.
Con la macchina sei tu a spostarti dentro.
Alla fine il risultato è lo stesso.
Con la bici invece è differente.
Si è più immersi nel contesto.
Non ci sono barriere di lamiera e di vetro.
Ci si vede negli occhi.
Anche se per un piccolo istante.
Senti i profumi e i rumori.
Inoltre può capitare più di frequente di smarrire la strada e essere costretti a chiedere informazioni.
Così diventa più naturale arrivare alla connoscenza di quelli del posto.
Se poi si è curiosi e desiderosi di sfidare la sorte, e si ha anche la sensibilità di cogliere al volo le situazioni giuste, si possono fare tanti incontri interessanti.
In fondo quando si va in questi posti in culo al mondo il gioco è abbastanza facile.
La domanda e l'offerta si incontrano facilmente.
Tu cerchi calore.
Loro buone nuove.
E tu porti quel tocco colorato all'interno della loro routine quotidiana.
Il tutto senza esagerazioni.
Se no si crea facilmente incomprensione e disturbo.
In questo senso la bici mantiene basso il profilo, esprimendo un certo stato di precarietà e di bisogno.
Per chi ti sta davanti viene naturale accoglierti e accudirti.
Se poi ritorni, sei subito riconosciuto.
Sei quello giunto in bici.
Vestito un po' strano.
Con i capelli lunghi spettinati dal vento.
Una strana borsa davanti al manubrio come la bisaccia dei viaggiatori del passato.
Per quanto puoi portare via, sarà sempre poco.
Perciò non sei temuto.
E poi se si è nella stagione giusta sfrecciare per le strade di campagna è come passeggiare in un piccolo Eden.
Lungo il ciglio della strada trovi di tutto.
Dalle ciliegie alle mele.
Dalle more alle prugne selvatiche, quelle un po' aspre.
Ma anche uva, nocciole, noci e castagne a seconda del periodo.
Così dopo aver pedalato per un po', quando comincia a affiorare la fatica, ti fermi davanti a tali prelibatezze.
Semplicemente allunghi la mano e ti rifocilli.
Quando sei stanco e affamato poi, tutto ti sembra buonissimo e allettante.
In ogni caso i prodotti presi dalla pianta sono più saporiti e genuini di quelli comperati in qualche supermercato.
In questo periodo la natura non è troppo avara e ci si può soddisfare con ciò di cui si ha bisogno.
A volte quando ci si spinge più in là verso la montagna si può arrivare in certi caseifici artigianali.
Allora a prezzi modici si può portare a casa anche del buon formaggio.
Almeno lì hai la possibilità di vedere di fianco le vacche al pascolo e un po' ci si sente garantiti.
Per concludere.
Se si riesce a concepire il giro in bici non solo come una performance atletica o un momento di sfogo, si possono fare tanti piccoli incontri fortuiti.
Un po' come se si fosse in viaggio sebbene a uno sputo da casa.
È vero non ti cambiano la vita.
Però se ci si lascia andare qualcosa di sorprendente accade sempre.
Quel lato epico celato anche in queste piccole esperienze alla fine viene fuori.
E quando meno te lo aspetti.
Basta essere ben disposti.
Cioè disimpegnati da tutto.
Dal lavoro, dagli affetti, dai sensi di fallimento o dal voler arrivare chissà dove a qualunque costo.
In fondo anche questo è un modo piacevole d'oziare.
Ovviamente nella sua accezione alta.
Come quella formulata dagli antichi.
Ma tornando a noi...
Quel giorno c'era anche la festa del vino a Calderino.
Un paese lì vicino.
Era quello l'evento clow del fine settimana.
Lì sarebbe confluita tutta la gente della piana.
Attirata dal nettare degli dei come le api dal miele.
Eppure si era optato per la piccola festa di Stiore, dedicata a sant'Egidio.
Un giusto equilibrio tra il diavolo e l'acqua santa.
Anche per continuare la tradizione dei don Camillo e don Peppone di turno. Sebbene qui più pacificati e spesso a braccetto insieme.
Stando al volantino ciclostilato, alla mattina si comincia con le laudi mattutine.
Poi c'è il torneo di burraco e la messa.
Una dietro l'altra tutto d'un fiato fino al pranzo gestito dall'associazione culturale del luogo.
Dopo il caffé ancora burraco, la tombola e i balli medioevali.
Nient'altro?
A i vespri.
Per chiudere la giornata ringraziando le divinità autoctone qui ancora vive.
Anche perché la vallata sembra un piccolo protettorato del paradiso in terra. Preservata da tutte quelle calamità metropolitane così caotiche e perturbanti.
Per questo non è difficile vedere affiorare il sorriso nel volto di quelli del luogo.
Nella loro semplicità sanno trasmetterti calore e affetto.
Basta uno sguardo, un piccolo gesto e ti senti subito in sintonia con loro.
Qua i ritmi sono differenti dal tram tram quotidiano e la gente non è stressata.
In più il vino è quello buono.
Direttamente prelevato dalle botti del contadino.
Al bar, non ci si arrovella certo a come fare la cresta sul pellegrino di turno.
Un bicchiere di cabernet o di pignoletto costa solo settantacinque centesimi.
Record per ora battuto solo dal mitico ritrovo degli anziani di Castelbellino.
Nelle Marche.
Lì un bicchiere di verdicchio alla “spina”, prelevato ingegnosamente dalla damigiana e refrigerato al momento, lo si prende a quaranta.
Senza parole.
Come si diceva, lo scopo non è arricchirsi.
Piuttosto si prova a vincere la ripetitività della natura.
Allora ci si stringe fianco a fianco tutti insieme.
Magari bevendo un sorso di vino sotto l'ombra del portico antistante il bar del circolo culturale.
Quando si entra dentro si vede subito sulla sinistra un banchetto di libri.
Anche per non tradire una certa vocazione culturale.
I libri sono di seconda mano.
I titoli se ci si avvicina un po' di più possono sorprendere.
Ma sono la fotografia più autentica di un'Italia anfibia.
Quella silenziosa dedita umilmente a portare avanti tutta la baracca.
Di certo non è esposta al vento travolgente dell'ultima novità di mercato.
Oltre a trovare romanzi gialli e d'amore appassionato del tipo nove settimane e mezzo fa bella mostra anche Manzoni con il suo libro più famoso.
I promessi sposi.
Incredibile.
Un libro normalmente dato al macero dopo il filtro scolastico tritatutto.
Oggi la “libreria” è stata spostata fuori sulla piazzetta antistante insieme alle altre bancarelle.
Lì si possono trovare vestiti e bigiotteria di ottima fattura e a prezzi stracciati.
Ripeto lo scopo non è quello di guadagnare.
Ma è solo il pretesto per incontrarsi, parlare insieme, conoscersi, fare battute, spettegolare un po' ma senza malizia.
Anche per rendere un po' più memorabile la giornata.
Il tutto funziona.
E si viene contagiati piacevolmente da questo spirito magico senza troppi effetti speciali.
Qui ci si commuove con poco.
Ma è l'essenziale.
Per questo non c'è bisogno di musica urlata come sfondo.
Al massimo si sente il vociare della chiacchiara paesana, qualche risata, il rumore degli oggetti spostati e dei bicchieri.
A commuovere è lo stringersi insieme come si stesse davanti al focolare del salotto buono del paese.
In effetti ogni cosa è ordinata e pulita.
Il tutto mette di buon umore e predispone all'apertura.
Di fianco alla tavolata del pranzo c'è anche un biliardino.
Ovviamente non occorrono monete per gareggiare.
Chi vuole può cimentarsi.
Ricordandosi che si è in collina.
Così il campo pende un po'.
Però basta farci l'abitudine.
Tutto è fatto per gioco.
Non a caso i giovani del paese si divertono a portare le succulenti pietanze locali, compreso il friggione
Il tutto con delicatezza e leggerezza.
Insomma bravi ragazzi impegnati a svolgere al meglio il loro compito.
Grazie a loro, polenta e stracchino, lasagne al ragù, carne ai ferri giungono a destinazione nei tavoli numerati.
Ce ne sono una quindicina.
Ma tanto basta a soddisfare la richiesta dei commensali.
Alla fine tutti riescono a trovare posto.
E poi per chi volesse strafare...
Crescentine e tigelle dopo le quattro.
Imperdibili!
Nonostante il chilometro di salita ripida lì ad attenderci subito ai piedi di Monte Oliveto.
Vabbè meglio non pensarci.
E farsi un'altro bicchiere di cabernet.
Non prima di aver partecipato all'immancabile tombola e ai balli medioevali francesi.
Un modo per poter mostrare sotto tanta semplicità anche un lato nascosto raffinato.
Spiazzanti!
Tra quei campi di uva e di ciliegie sembra essersi realizzato miracolosamente quel connubio tra cielo e terra all'apparenza impossibile.
Almeno per questa domenica.
Nonostante la pioggia pomeridiana abbia provato a rovinare tutto.
A monito per gli altri giorni a venire...