mercoledì 23 giugno 2010

Crolli

Non c'è preavviso.
Di punto in bianco tutto quello che pensi ti sia stato dato ti viene tolto.
Nessuno bussa alla porta o affigge locandine di avvertimento.
Magari i segni erano da sempre lì davanti al tuo naso ma si era troppo ciechi o illusi per fare due più due uguale quattro. Alla fine come all'interno di un terremoto ti svegli con la terra sotto i piedi tremante. Vedi le pareti del tuo mondo frantumarsi e polverizzarsi.
Poi, una volta terminata la scossa, rimangono solo le macerie informi, il caos disorganizzato, la polvere soffocante. Insomma il deserto. E non puoi più farci nulla se non mirare impotente il disfacimento. L'unica opzione ancora concessa è di partecipare meravigliato alla potenza spettacolare del crollo. Come si stesse davanti a un gigante con i piedi d'argilla nell'istante della caduta. Sapendo però di non essere solo spettatore ma allo stesso tempo quel gigante in frantumi in caduta libera. Quello a cui partecipi è la tua rovina e distruzione. E l'immagine di fronte sono solo le macerie residuali del tuo mondo e di te stesso.
Certo, non tutto finisce.
Qualcosa rimane ancora. Un nuovo mondo si sostituisce a un altro, sebbene tu percepisca di esserne estromesso. Un po' come avviene durante lo scontro tettonico tra le zolle della crosta terrestre. Nella continua opposizione frontale una parte si solleva fino in cielo, un'altra sprofonda sottoterra e scompare riassorbita dal mulino vitale macina tutto. In questo caso si entra silenziosamente a far parte del materiale amorfo di riciclo indifferenziato. Si ridiventa potenza pura sotto naftalina pronta per chissà quale inaudito riutilizzo. Magari fra cent'anni o più. Forse solo domani. Chi lo sa.
Intanto però si aspetta ibernati, come zombie viventi a cui è stato tolto tutto. Poggiati sul ciglio della strada come macerie ancora fumanti circondate dal nuovo che sopravanza e tutto ricopre ingurgita, trasforma imperterrito. Magari si ha la fortuna di cadere proprio sotto quei cartelli di divieto di scarico come resistenza passiva, come testimonianza contraddittoria residuale nonostante tutto. L'unica effimera rivalsa ancora possibile contro questa legge spietata del rinnovamento ciclico e della disseminazione cieca e occasionale senza preavviso, nonostante le pustole delle ferite e lo sporco incrostato della polvere. Si è diventati fantasmi, o forse lo si è sempre stati. Solo ora se ne prende coscienza.
E non c'è mediazione con il nuovo. Con il vincitore di turno. Al massimo puoi aspettarti l'onore delle armi in attesa di essere dimenticato. Magari ti viene concesso di adeguarti al nuovo eone. Ma ciò vuol dire accettare di diventare altro e andare contro sé stessi per un arresa incondizionata. C'è chi l'ha definita abbandono sereno. Sarà... In ogni caso si viene ridotti come l'orma gigante di quei dinosauri scomparsi chissà quando. Una forma di vita cristallizzata al massimo da capire e da studiare. Oppure si può essere più funzionalmente riutilizzati come concime organico per nutrire la vita che verrà. Niente più.
Sta di fatto che la vita ottusa non vuole saperne delle macerie e dei resti inermi del suo passato recente andato. Non lo sopporta e prova a rimuoverli. Perché sotto sotto sa che sarà anche il suo destino.

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